Una nuova stagione di privatizzazione dei beni comuni, di attacco ai diritti sociali e alla democrazia è alle porte.
Se la straordinaria vittoria referendaria del 2011 ha dimostrato la fine del consenso all'ideologia del “privato è bello”, e se la miriade di conflittualità aperte sulla difesa dei beni comuni e la difesa dei territori suggeriscono la possibilità e l'urgenza di un altro modello sociale, la crisi, costruita attorno alla trappola del debito pubblico, ha riproposto con forza e ferocia l'ideologia del “privato è obbligatorio e ineluttabile”.
L'obiettivo è chiaro: consentire all'enorme massa di denaro accumulata sui mercati finanziari di potersi impossessare della ricchezza sociale del Paese, imponendo un modello produttivo contaminante, mercificando i beni comuni e alienando i diritti di tutti.Le conseguenze
sono altrettanto chiare: un drammatico impoverimento di ampie fasce
della popolazione, sottoposte a perdita del lavoro, del reddito, della
possibilità di accesso ai servizi, ai danni ambientali e ai conseguenti
impatti sulla salute, con preoccupanti segnali di diffusione di
disperazione individuale e sociale.
Il Governo Renzi, sostenuto
dall'imponente grancassa dei mass-media e in piena continuità con gli
esecutivi precedenti, sta accelerando l'approfondimento delle politiche
liberiste, rendendo irreversibile, attraverso il decreto Poletti e il
Job Act, la precarietà del lavoro e della vita delle persone;
continuando a comprimere gli spazi democratici delle comunità costrette a
subire gli effetti delle devastazioni ambientali, delle grandi opere,
dei grandi eventi e delle speculazione finanziaria e immobiliare;
mettendo a rischio, attraverso i tagli alla spesa, il diritto alla
salute, alla scuola e all'università, e la conservazione della natura e
delle risorse.
Dentro questo disegno, viene messa in discussione
la stessa democrazia, con una nuova spinta neoautoritaria che toglie
rappresentatività alle istituzioni legislative (in particolare la nuova
legge elettorale “Italicum”) ed aumenta i poteri del Governo e del
Presidente del Consiglio, e con l'attacco alla funzione pubblica e
sociale degli enti locali.
Tutto ciò in piena sudditanza con i
vincoli dell'elite politico-finanziarie che governano l'Unione Europea e
che, le politiche di austerità, i vincoli monetaristi imposti dalla
BCE, il patto di stabilità, il fiscal compact e l’imminente trattato di
libero scambio USA-UE (TTIP), cercano di imporre la fine di qualsivoglia
stato sociale e la piena mercificazione dei beni comuni.
A tutto questo è giunto il momento di dire basta.
In questi
anni, dentro le conflittualità aperte in questo paese, sono maturate
esperienze di lotta molteplici e variegate ma tutte accomunate da un
comune sentire: non vi sarà alcuna uscita dalla crisi che non passi
attraverso una mobilitazione sociale diffusa per la riappropriazione
sociale dei beni comuni, della gestione dei territori, della ricchezza
sociale prodotta, di una nuova democrazia partecipativa.
Sono
esperienze che, mentre producono importantissime resistenze sui temi
dell'acqua, dei beni comuni e della difesa del territorio,
dell'autodeterminazione alimentare, del diritto all'istruzione, alla
salute e all'abitare, del contrasto alla precarietà della vita e alla
mercificazione della società, prefigurano la possibilità di una radicale
inversione di rotta e la costruzione di un altro modello sociale e di
democrazia.
Vogliamo fermare la nuova stagione di privatizzazioni, precarietà e devastazione ambientale.
Vogliamo costruire assieme un nuovo futuro.
Vogliamo
collegarci alle diffuse mobilitazioni europee, per affermare la difesa
dei beni comuni nella dimensione continentale, a partire dal semestre
italiano di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea.
Vogliamo
costruire un appuntamento collettivo che nasca in ogni territorio
dentro momenti di confronto e iniziative reticolari, che, a partire da
oggi, mettano in campo reti e associazioni, comitati, movimenti e
organizzazioni sociali per arrivare tutte e tutti assieme ad una grande manifestazione nazionale a Roma per sabato 17 Maggio, con partenza da Piazza della Repubblica alle ore 14.00.
Stop privatizzazioni - Stop precarietà - Stop devastazione ambientale
Per la riappropriazione sociale dell'acqua, dei beni comuni, del territorio
Per la difesa e l'estensione dei servizi pubblici e dei diritti sociali
Stop fiscal compact - Stop pareggio di bilancio e patto di stabilità - Stop TTIP
Per la riappropriazione delle risorse e della ricchezza sociale
Per la difesa e l'estensione della democrazia