Nulla di improabile. Forse molte delle cose che stanno accadendo in queste ore erano prevedibili. Certamente, il modo in cui si è materializzata la protesta di Bari - e nella serata quelle al Centro di detenzione S.Anna di Isola Capo Rizzuto Crotone - ha tutto il sapore carico della degenerazione delle prassi di accoglienza e garanzia che viene da lontano; come un progressivo logoramento dei diritti dei richiedenti la protezione internazionale che negli ultimi mesi si è mostruosamente intensificato.
Se i ritardi nell’esame delle domande non sono cosa nuova, ciò che è avvenuto intorno all’"emergenza sbarchi" è invece sicuramente qualcosa di inedito. Lì, dove i ritardi erano prassi, oggi c’è un intero sistema di accoglienza, dagli standards alle procedure, dai tempi di attesa alle informazioni, ad essere stato investito di un deterioramento inaccettabile che ha infiammato le strade di Bari e della zona di Crotone come prima difficilmente ricordiamo sia successo.
La rivolta, partita dal C.A.R.A., parla a migliaia (oltre 10.000) migranti partiti dalle coste libiche ed in attesa di un documento.
Quelli che prima erano i profughi degni di accoglienza a dispetto dei giovani tunisini che secondo Maroni avremmo dovuto ri-spedire senza tentennamenti indietro, oggi sono a loro volta oggetto e soggetto di un nuovo scenario di ingovernabilità nella gestione della pressione migratoria sulle nostre coste. Mentre l’Italia bombarda la Libia ed in moti fuggendo muoiono in mare, qui, il castello di carta dell’accoglienza speciale, nonostante sia stata legittimata per decreto, comincia a cadere, messo in crisi dai suoi stessi limiti.
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