Bagnoli, il solito disastro annunicato

Vasta operazione della Procura di Napoli che mette sotto sequestro l'area della ex Italsider per la mancata bonifica

11 / 4 / 2013

Ovvero quando un "l'avevamo detto" lascia solo l'amaro in bocca.

Tutto è nato dalla denuncia di una donna. Una cittadina di Via Cavalleggeri d'Aosta che, ammalatasi di tumore nel 2010, ha presentato denuncia contro le autorità imputando alla mancata bonifica dell'ex area Italsider la sua malattia.

Il sequestro arrivato oggi per ordine della Procura della Repubblica di Napoli dell'ex area Italsider a Bagnoli, è la conclusione (forse) della lunga storia delle speculazioni e dello sperpero di soldi pubblici che hanno portato al totale immobilismo su quella che doveva essere l'area del rilancio della città di Napoli. Solo che dalla fine degli anni novanta ad oggi, in quel luogo che per anni aveva ospitato le acciaierie pesanti, altamente inquinanti, dell'Italsider-Ilva, poco o nulla è stato bonificato.

L'anonima signora ammalata di tumore aveva le sue empiriche ragioni per delineare un quadro della realtà di quello che avveniva a Bagnoli. Secondo l'Osservatorio oncologico del Comune di Napoli, ed in base ai dati diffusi nell'ottobre del 2012, Bagnoli è il terzo quartiere per mortalità tumorali nella città di Napoli. Un dato che si inserisce, come è ormai noto, all'interno di quello che è l'allarmante dato complessivo delle mortalità per tumore nella città di Napoli, ampiamente sopra la media nazionale.

Dalla fine degli anni novanta la maggior parte dell'area ex Italsider era stata affidata alla società in house del Comune di Napoli, "Bagnoli Futura", che aveva il compito di bonificare parte dell'area e realizzare diverse opere. Altri lotti sono stati con il tempo acquistati dai privati, altri ancora da subito erano nelle disponibilità di grandi potentati come il gruppo Caltagirone, altri infine sono attualmente all'asta. Un'architettura complessa e fitta di lati oscuri quella degli assetti dei "padroni" dei suoli dell'ex Italsider che andrebbe senza dubbio indagata.

Restando alla Bagnoli Futura, tra le opere realizzate c'era il complesso di "Città della Scienza" andato in fumo lo scorso 4 marzo in un attentato incendiario.
Oltre all'area delle ex acciaierie anche la linea di costa faceva parte dell'area da bonificare. Proprio su quella linea di costa in deroga al piano regolatore del 1992, fu costruita "Città della Scienza" che pertanto risultava già "fuori norma" in quanto costruita proprio sulla spiaggia che invece avrebbe dovuto ridare la linea di costa ai cittadini di Bagnoli e della città di Napoli.
A mare invece, troneggiava e troneggia la "colmata", ovvero quel braccio di cemento armato dove venivano scaricati i materiali dell'acciaieria e dove finivano le acque di raffreddamento.
Secondo i rilievi della Procura di Napoli il fondo della colmata risulta altamente inquinato e la stessa è la causa del pesante inquinamento del mare e della linea di costa. Un inquinamento che però i comitati del territorio, come l'Assise di Bagnoli, denunciano con forza da oltre un decennio, individuando nella rimozione della colmata la prima ed improrogabile opera di bonifica del territorio.

Nella parte interna dell'ex Italsider, nell'area delle ex acciaierie invece alcune bonifiche, stando alla documentazione fornita da Bagnoli Futura erano state fatte. Bonifiche che però la società in house del Comune di Napoli si è limitata a certificare senza analisi che ne comprovino l'efficacia.

Una situazione non certo nuova. Nel piano di denuncia dei comitati territoriali veniva segnalato da tempo proprio la lacunosità della documentazione dell'avvenuta bonifica dei suoli da parte della Bagnoli Futura. 
Oggi la magistratura fa scattare un sequestro di una vasta zona dell'ex area Italsider proprio sull'ipotesi messa in piedi in questi anni dai comitati.

La bonifica, in pratica, non è mai stata fatta. Anzi!

Secondo il collegio dei gip Bruno D'Urso, Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano, i lavori effettuati hanno ulteriormente compromesso l'inquinamento dell'area. In pratica, per spiegarla in maniera semplice, invece di rimuovere e smaltire in impianti appositi la parte di terreno inquinato da metalli pesanti ci si è limitati a "smuovere" il terreno, liberando in questo modo ulteriormente gli agenti inquinanti nell'aria.

La zona sequestrata è molto vasta. A finirci nel mezzo anche il Centro Sociale Bancarotta, occupato due anni fa da studenti ed attivisti di Bagnoli, che forse potremmo considerare il solo spazio "bonificato" di quell'area.

Ma chi sono gli attori del disastro ambientale?

Innanzitutto gli amministratori delegati della Bagnoli Futura e gli amministratori politici che si sono succeduti durante i lavori di bonifica: Rocco Papa, ex vice sindaco della pima giunta Iervolino e Sabatino Santangelo ex vice sindaco della seconda giunta Iervolino, Carlo Borgomeo e Mario Hubler entrambe ex direttori generali della Bagnoli Futura. A seguire i tecnici che hanno coordinato la bonifica ed i tecnici che hanno effettuato i prelievi. Nell'inchiesta ci finiscono anche i direttori dei settori ambiente degli enti interessati: Giuseppe Pulli, direttore del settore ambiente del Comune di Napoli da decenni ed oggi una sorta di super dirigente della giunta de Magistris con ben sette servizi alle sue dipendenze e tre direzioni generali, in pratica tra i dirigenti più imporntanti dell'amministrazione arancione. Ma anche Maria Teresa Celano responsabile del settore ambiente della Provincia di Napoli, che oltre a Bagnoli si è occupata spesso - vista la competenza della Provincia di Napoli in materia - del settore dei rifiuti. Infine Antonio Ambretti, responsabile del progetto unico di bonifica di Bagnoli per contro dell'ARPA Campania.

Ma il nome che spicca tra tutti è uno di quelli ormai nauseamente noti alle vicende legate a disastri ambientali: è Gianfranco Mascazzini ex direttore generale del Ministero dell'Ambiente. Mascazzini è un nome ricorrente in numerosi processi per disastro ambientale. E' finito nell'inchiesta per la rimozione della macerie del terremoto de L'Aquila, nell'inchiesta sullo smaltimento del percolato derivante dai rifiuti in mare attraverso i depuratori di Cuma in provincia di Napoli, per citarne alcune. Il suo è stato un ruolo assolutamente centrale in quelle che sono state le più importanti e dispendiose emergenze ambientali trattate dal governo. Al Ministero c'e' stato per quasi quattro decenni. Mentre i governi cambiavano lui restava sulla sua poltrona nello strategico ruolo di direttore generale del Ministero dell'Ambiente. Ha seguito tutte le vicende legate all'emergenza rifiuti in Campania e tutte le più grandi bonifiche, finite troppo spesso in ulteriori disastri o in un nulla di fatto, nel paese. Bagnoli è uno dei 57 siti di interesse strategico nazionale individuati dalla legge Ronchi del 1997, aree la cui bonifica, in molti casi, veniva direttamente coordinata dal Ministero dell'Ambiente tramite l'azienda controllata Sogesid di cui lo stesso Mascazzini è stato anche consulente.

L'ex direttore è ormai in pensione dal 2010 ed ha il suo bel da fare nel destreggiarsi nelle aule di tribunale nei processi che lo vedono coinvolto.

Nel lungo carteggio firmato dai tre gip con cui si è proceduto oggi al sequestro dell'area ex Italsider, si ordina l'immediata rimozione della colmata. Nello specifico si definisce «doverosa». Inoltre i giudici scrivono che occorre "recupero di efficienza del complessivo sistema di messa in sicurezza di emergenza già costruito nel 2002 e in parte implementato nel 2008 funzionale a evitare la dispersione degli inquinanti in area o in mare". La Procura ordina anche un sistema di controlli continuo delle acque e dell'aria per monitorare una situazione di alto inquinamento.

Per anni abbiamo assistito ad una continua opera di depistaggio politico ed ideologico sulla reale situazione dell'inquinamento a Bagnoli. Ancora dopo l'attentato a Città della Scienza, poco più di un mese fa, assistevamo ad interventi degli imprenditori della zona e amministratori della Bagnoli Futura tesi a minimizzare l'aspetto dell'inquinamento dell'area. Abbiamo anche dovuto vedere una campagna per la ricostruzione di Città della Scienza - opera doverosa e necessaria - esattamente dove era costruita, ovvero su una spiaggia in contrasto con il piano regolatore del 1992. Abbiamo ascoltato amministratori del Comune di Napoli dire che la rimozione della colmata di Bagnoli era antieconomica e pertanto bisognava prevedere una riqualificazione dell'area lasciando intatta la colmata. Abbiamo soprattutto visto come anche l'attuale amministrazione comunale di Napoli che aveva promesso in campagna elettorale lo sciogliemento della Bagnoli Futura, confermare la stessa come società addetta alla bonifica della zona.

Oggi quello che i comitati territoriali con forza hanno denunciato per anni è sotto gli occhi di tutti. 
Resta da chiedersi un paio di cosette tutt'altro che secondarie.
Chi ripagherà i cittadini di Bagnoli per l'ennesimo disastro ambientale commesso mentre si diceva che si stava bonificando la zona? La commissione di vigilanza sulla Bagnoli Futura del Comune di Napoli in questi ultimi dieci anni....esattamente di cosa si è occupata? Cosa ha controllato? 
Quando si denuncerà finalmente lo stato di emergenza sanitaria per il Comune di Napoli reclamando dal governo nazionale un piano immediato di bonifica del territorio? Qualcuno si permetterà ancora di definire "eversivi" i comitati territoriali che da anni denunciano tutto questo?
Ed infine: qual'è l'idea di futuro per Bagnoli dell'amministrazione comunale di Napoli?
Ammesso che ne abbia una...

Pubblicato anche su Huffingtonpost