Appello per una mobilitazione contro il summit dei Ministri degli esteri del G8

Trieste, 25 – 27 giugno

19 / 6 / 2009

Viviamo nella crisi, donne e uomini di tutto il mondo.

Crisi ambientale, climatica, alimentare, finanziaria, economica, migratoria, energetica.

Crisi che non abbiamo né voluto né prodotto ma che dilaga nella vita di tutte e di tutti. Per decenni, giorno per giorno, con ostinata cecità (..o con criminale consapevolezza? ) è stato raccontato che la produzione ed il consumo selvaggi erano la soluzione di ogni cosa.

Ciò che hanno prodotto è la corsa al disastro climatico e ambientale, la più grande crisi economica e i più feroci squilibri sociali nel mondo che si possano ricordare: questa crisi svela alla fine il fallimento delle teorie della crescita e del consumo ripetuta come un mantra ed accettata come un'ideologia.

E così ricopro la mia nuda perfidia con antiche espressioni a me estranee

e rubate ai sacri testi e sembro un santo quando faccio la parte del diavolo

(Riccardo III)

Il G8 è emanazione diretta dei governi e delle organizzazioni internazionali che di questa crisi sono architetti ed artefici.

Non siamo più disposti a seguire il suono dei pifferai e innanzitutto gridiamo forte che le decisioni sui destini del mondo non possono essere prese da un gruppo di tragici incuranti pagliacci che partono dagli interessi economici e strategici di una ristretta cerchia di potenze economiche e militari: i summits dei G8 sono illegittimi per manifesta fraudolenta colpevolezza dei partecipanti.

Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni

(La dodicesima notte)

…. Se non fosse chiaro … ribadiamo :

  • La necessità del ritiro delle forze armate occupanti dall'Afghanistan, denunciando il pieno e criminale coinvolgimento del Governo italiano nelle operazioni di guerra.
  • L'assurdità delle politiche di riarmo che sottraggono fondi ai servizi sociali: quante scuole, quanti ospedali potrebbero funzionare con i 14 miliardi di euro che serviranno a pagare 130 aerei F35? quanto potrebbero tradursi in politiche di sostegno al reddito in tempi di crisi economica, cassa integrazione e licenziamenti in massa di precari? Possiamo allora accontentarci dello stanziamento di soli 5 miliardi per la ricostruzione dell'Aquila?
  • L'inutilità delle basi militari, nuove o già funzionanti (NATO o USA), che sostengono il riarmo e le logiche di guerra come possibile “uscita dalla crisi”
  • L'insostenibilità delle politiche migratorie europee: il respingimento delle migrazioni, le politiche di sicurezza che fanno convergere sull’immigrato, sul diverso, sull’emarginato, il senso di paura e smarrimento della gente, a causa della crisi economica che altri hanno provocato; il trattato Italia-Libia che ripropone in chiave neocolonialista l’internamento di migliaia di uomini e donne che fuggono dalla miseria e dai conflitti
  • La solidarietà al popolo palestinese sotto assedio e sotto il rischio costante di essere annientato dalle politiche sioniste e coloniali
  • L'indecenza e l'immoralità di indire il summit dei “grandi 8” all'Aquila, predisponendo un carosello del pietismo mentre la popolazione aquilana vive da mesi all'interno di tendopoli-lager dove nemmeno la cioccolata ha diritto d'accesso

Intelligenze meno profonde delle Loro – o interessi meno corrotti – non riuscirebbero a comprendere come 70.000 uomini in Afghanistan possano militarizzare un territorio per evitare una guerra civile e non riuscire nemmeno a bloccare i convogli di armi e munizioni che a quella guerra sono necessari.

Intelligenze più modeste immaginerebbero che sarebbe più semplice rintracciare i nomi dei produttori di armi e chiedergli poco cortesemente di cessare i loro affari in Afghanistan. Non dovrebbe essere difficile: gli scontrini sono gli stessi dei fornitori degli “eserciti di pace”.

Intelligenze più umane e meno aliene immaginerebbero che la libera realizzazione della propria felicità sarebbe il migliore antidoto alla tentazione di prendere una cintura esplosiva o un mitra e vestirsi da terrorista o guerrigliero.

Dal 25 al 27 giugno tutta Trieste si fermerà per il summit, per i vertici e per i party mondani di Hillary Clinton e Frattini al Castello di Miramare; una soffocante zona rossa invaderà tutta la città, anche i 10 Km di lungomare barcolano.

E’ necessario un segnale di resistenza al summit ed alle sue kermesse, un segnale che si leghi alle mobilitazioni alle quali abbiamo assistito in queste settimane contro i G8 “parziali” svoltisi a Roma, Torino, Lecce, che si leghi alla grande ed esemplare lotta dei vicentini contro la base USA ed alla manifestazione nazionale che si sta preparando in quella città per il 4 Luglio.

Facciamo perciò appello a tutte le forze sociali, ai singoli, alle altre associazioni, per un presidio il giorno venerdì 26 giugno a Trieste via delle Torri dalle 19.30 per manifestare contro il vertice e a favore di vere politiche internazionali di solidarietà e di pace.

Rete No G8 – Trieste

aderiscono per ora...Ass. Senza Confini – Brez Meja, ASUD.FVG, CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane), Cobas Scuola Trieste, Rete Artisti Contro le Guerre, Sinistra Critica FVG, Spazi Sociali della Venezia Giulia, Unione degli Studenti, Tavola della Pace FVG, Tenda per la pace.