Una giornata di mobilitazione
contro la Bossi-Fini e il
Pacchetto sicurezza.
Attraversiamo la città per i diritti di cittadinanza.
Rilanciamo la vertenza Rosarno.
Repressione
e criminalizzazione, negazione dei diritti e degli spazi di convivenza,
politiche d’intolleranza e campagne d’odio. Dai flussi al lavoro, dalla
scuola al sociale, le scelte del governo sull’immigrazione sono sempre
più caratterizzate dalla propaganda che alimenta razzismo e xenofobia. Il
Pacchetto sicurezza rafforza un contesto sociale che fa degli ultimi
merce da sfruttare.
È un concentrato di ipocrisia: il reato di clandestinità è solo un
alibi per favorire lo sfruttamento della forza lavoro migrante. Il
tutto in un contesto europeo che, se pur con toni diversi, legittima la
chiusura delle frontiere nel nome della sicurezza, di fatto rafforzando
un pericoloso principio: pieni diritti ai cittadini Ue, nessun diritto
agli altri.
Intanto
però la crisi allarga il disagio e la frattura sociale e l’approccio
securitario all’immigrazione è di fatto un ulteriore strumento per
dividere ed indebolire il mondo del lavoro e predisporre un nuovo
modello di società basato sulla destrutturazione dei diritti di tutte e
di tutti aumentando l’insicurezza sociale. Un contesto dentro il
quale è nata quell’ampia rete che ha costruito una forte opposizione
sociale alle politiche securitarie del governo, con la grande
mobilitazione dello scorso autunno. Regolarizzazione, stop ai
respingimenti, no ai Cie, diritti sociali e di cittadinanza, una
piattaforma larga e condivisa che ha permesso al popolo del 17
ottobre
di radicare la lotta nei territori. Così come a Roma dove l’opposizione
al Pacchetto sicurezza e alla Bossi-Fini si è caratterizzata
concretamente nella costruzione di uno spazio di azione politica e di
tutela concreta dei percorsi di resistenza dei migranti, come
l’esperienza della comunità afgana che assieme alle associazioni
antirazziste chiede con forza il diritto d’asilo in virtù di una guerra
subita dall’Occidente o come la rete no cie che ha prodotto negli
ultimi mesi diverse mobilitazioni per la chiusura di Ponte Galeria.
Decine di associazioni, centri sociali hanno determinato così percorsi
di inclusione sociale e resistenza alla discriminazione con l'apertura
di scuole d'italiano, sportelli di assistenza legale e spazi di
aggregazione sociale e di autorganizzazione.
In
questa complessa realtà di solidarietà e resistenza nasce la vertenza
seguita alla ribellione degli africani a Rosarno
che sono arrivati a Roma. Dopo le immediate mobilitazioni nella
Capitale – con le comunità migranti e le associazioni antirazziste in
piazza con lo slogan “Troppa (in)tolleranza nessun diritto”- sono stati
i lavoratori migranti provenienti dalla Calabria, e ospitati da centri
sociali e occupazioni romane, a costruire un’importante esperienza di
autorganizzazione e di lotta. “I
mandarini e le olive non cadono dal cielo”
ci hanno detto con il documento scritto dall’Assemblea dei lavoratori
africani di Rosarno a Roma. Una vertenza che prosegue per il
riconoscimento del permesso di soggiorno per tutti i migranti deportati
dalla Calabria, oltre che per l’accoglienza. Perché va ribadito con
forza che gli africani di Rosarno sono vittime e non criminali. Perché
occorre contestare quel “modello Rosarno” disegnato dal ministro Maroni
all’indomani dello sgombero degli africani. Perché la specificità
rosarnese sta nella presenza e nel dominio di una ‘ndrangheta criminale
e razzista, contro la quale, occorre dirlo, bisogna costruire percorsi
di riappropriazione degli spazi oggi sottratti alla democrazia e
all’agire politico. Perché bisogna tenere alta la tensione sul caso
Rosarno.
In
questo clima, si va verso la giornata del Primo marzo, che su scala
nazionale si sta caratterizzando come grande giornata di mobilitazione
antirazzista e per i diritti di cittadinanza. A Roma le comunità
migranti e le associazioni antirazziste lanciano un appello per
costruire una giornata di opposizione alla Bossi-Fini, al Pacchetto
sicurezza, contro il governo di centrodestra complice di sfruttamento e
discriminazione. Chiediamo a tutte e tutti – associazioni, movimenti,
realtà di base, mondo della scuola e del lavoro – di costruirla
insieme. Per questo abbiamo indetto l’assemblea pubblica del 18
febbraio al Cinema Aquila: un momento di discussione e di allargamento,
per fare il punto delle mobilitazioni e delle lotte – dal 17 ottobre
alla vertenza Rosarno – e per lanciare un percorso comune per
attraversare insieme, in corteo, il Primo marzo romano.
Rete antirazzista romana
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