Appello di S.a.L.E. Docks ai mondi della cultura per il corteo antifascista di Macerata e oltre

6 / 2 / 2018

Come spazio culturale sappiamo che ci sono molti antidoti al fascismo, sia quando si presenta in quanto tale (come nel caso di Macerata), sia quando si presenta in forme più subdole.

L'arte è uno strumento potente. Riconosciamo la potenza di un capolavoro come la Guernica di Picasso tanto quanto la forza liberatrice di un pezzo queer punk che circola in una piccola nicchia culturale. Sappiamo che quella che i nazisti chiamavano "arte degenerata" ha in sé gli anticorpi contro l'autoritarismo, il patriarcato e l'omologazione. Sappiamo anche, però, che oggi alle arti e ai prodotti culturali fa spesso comodo vivere nelle proprie nicchie d'attenzione e di mercato, pensandosi allo stesso tempo radicali e al riparo dalle contraddizioni della società.

È tempo di rompere questo isolamento. Siamo forse diventati l'avanguardia di un capitalismo dell'estetica, linguaggi ammaestrati che si permettono di giudicare come antiquate e superate le forme della mobilitazione sociale? Se questa è la fine che ha fatto l'avanguardia, abbandoniamola una volta per tutte e torniamo a immergere la sperimentazione nel campo del sociale.

Essere in corteo sabato, come artisti, lavoratori della cultura e pubblici dell'arte, è il primo passo di una scommessa, quella di creare anticorpi contro le vecchie estetiche molari del fascismo e contro la cattura neoliberale dell'immaginazione molecolare. Il posto che il precariato e il mercato ci ritaglia non può più funzionare come alibi o come rifugio, il fascismo ci schifa, ma ci riguarda.

Call to the "cultural worlds" to support the antifascist mobilization in Italy and everywhere. By S.a.L.E. Docks

Being an activist space for arts we know that many antidotes exist against fascism, both when it present itself explicitly (such as in the recent terrorist attack in Macerata, Italy), and when it appears more sneakily. Art is a powerful instrument. We are aware of the power of a masterpiece like Guernica as we are aware of the liberating energy of a queer-punk song that circulates within a small cultural niche. We are aware that what the Nazis used to call "degenerate art" carries the antibodies against authoritarianism, patriarchy and homogenisation. But we also know that today is very convenient for arts and cultural products to live within their own niches of attention and market, thinking of themselves as being both radical and guarded against social contradictions. It is time to break this isolation. Have we become the avant-guard of a capitalism of aesthetics, trained languages that take the liberty to judge as old and outdated the forms of the social mobilization? If this is what avant-garde looks like today, well, let's abandon it once and for all and let's start to immerse experimentation into the social body. To participate to an antifascist rally as artists, cultural workers, researchers or cultural audiences means to take the first step of a challenge, that of creating new antibodies against the old molar aesthetics of fascism and against the neoliberal capture of molecular imagination. The place that precariousness and market prepared for us can't be used as an alibi or as a refuge any more. Fascism disgusts us, but also concerns us.