Alessandria - (R)esiste l'Alessandria meticcia e antirazzista

Cronaca della giornata

14 / 2 / 2010

“La libertà ha un prezzo che va pagato attraverso la lotta, qualunque sia questo prezzo, perché è l’unica speranza per il nostro domani”. Queste  le parole di Franck, un ragazzo della Costa d’Avorio che ieri ha partecipato insieme a circa 200 persone all'iniziativa organizzata al Laboratorio Sociale ‘Ex Caserma VV.FF.’ verso il Primo Marzo, giornata di mobilitazione dei migranti e degli antirazzisti per rivendicare diritti e libertà. L’iniziativa “(R)esiste l’Alessandria meticcia e antirazzista” è stata lanciata dopo due partecipate assemblee pubbliche in cui si è esplicitata la volontà di aderire al 1 marzo anche ad Alessandria. Le varie associazioni (Laksiba – Marocco, ASEF e Diaspora – Senegal, Migrantes Ecuatorianos e Ecuador Unido – Ecuador, StudentAlb – Albania, Terra di Speranza -  Costa d’Avorio, Togo e Congo),  insieme a tutti i progetti sociali del Laboratorio, hanno deciso di imbastire un percorso che sapesse coinvolgere anche le comunità e le associazioni migranti non ancora presenti. Il 13 febbraio nasce dunque come proposta da lanciare principalmente ad altri e viene immaginata come tappa di quel cammino che ha come meta immediata il primo di marzo, ma che vive già in prospettiva di un percorso territoriale di lunga durata. Come dice Ahmed nel corso del pomeriggio, “arrivare bene al primo di marzo non significa essere arrivati, ma aver fatto solo il primo passo”.

Negli spazi della palestra, trasformatasi in una grande agorà, ogni associazione ha avuto il modo di presentarsi e tessere relazioni con le altre realtà presenti, mostrando il proprio materiale e le proprie finalità concrete. Esemplare in questo senso il caso di Laksiba, che sta realizzando un progetto di cooperazione internazionale ‘dal basso’, attraverso l’acquisto e la ristrutturazione di alcune strutture che verranno destinate alla costruzione di un centro polivalente per l’istruzione e la cultura in Marocco.

Ridouan, allenatore di calcio dell’Uppercut, introduce il dibattito sul primo marzo, partendo da un semplice dato: l’aver intrapreso un percorso di relazione tra realtà migranti e l’aver voluto condensare questa decisione in uno spazio e in un momento pubblico come quello in corso rappresentano una scelta di autorganizzazione indirizzata alla rivendicazione di diritti, primo fra tutti la regolarizzazione di tutti i migranti, e alla responsabilità di ciascuno nella conquista della propria libertà. Accanto a Ridouan gli ospiti della giornata, Adama Mbodj (sindacalista senegalese di Biella e fratello di un ragazzo ucciso dal datore di lavoro per aver chiesto i soldi che gli spettavano) e Don Gallo. Adama ha sottolineato come in Italia viga una struttura giuridica, politica e sociale profondamente discriminatoria verso la popolazione migrante, costantemente minacciata e ricattata. L’esplosione di energia di Don Andrea Gallo è ancora una volta uno stimolo al coraggio, alla dignità e alla lotta serrata.  Così come gli è caro ricordare citando un vecchio amico, ammonisce il pubblico osservando che il potere non è forte, è fortissimo. Ma probabilmente questo dipende dal fatto che siamo noi ad essere in ginocchio, per vincerlo non abbiamo che da alzare la testa.

In coda al dibattito, la parola va alle singole realtà, per un ulteriore momento di analisi e confronto. Mamadou, presidente dell’ASEF, sostiene che il primo di marzo non rappresenta un momento in cui i migranti vogliono fare male agli italiani e all’economia del Paese, ma una giornata in cui provare solo a fare il proprio bene. Poi Carlos, che vuole ribadire il senso dell’unione che c’è tra il Laboratorio Sociale e la Giornata senza di Noi, sottolineando che “questo spazio è come il nostro cuore, perché in entrambi, per quanto ci possa provare, nessun Governo comanderà mai”. La lunga lista di interventi ha affrontato le molte motivazioni che porteranno la gente a incrociare le braccia nella giornata di lunedì primo marzo. Alina, mediatrice culturale rumena, pone l’accento su come spesso le donne vivano una situazione ancora più pesante, perché costrette a lavori ‘affettivi’ che assorbono e spersonalizzano l’individuo. Laura del Centro Sociale Crocevia porta il caso della scuola e di come gli studenti delle superiori stiano affrontando questo percorso con le loro peculiarità, con quella giusta rabbia che li caratterizza nel non voler far entrare discriminazione e razzismo nei propri Istituti.

La riflessione lascia infine spazio all’allegria e alla festa, dopo una giornata tanto ricca quanto impegnativa. Quella che un tempo era la rimessa dei camion, oggi adibita a teatro, ospita sul palco l’artista alessandrino e militante del CS Crocevia Simone aka Don Potto, che intona quello che è ormai l’inno del primo marzo “una giornata senza di noi” e la canzone dedicata alla Polisportiva Antirazzista Uppercut, per essere poi investita dall’energia meticcia dell’Orchestra Multietnica Furastè, una potente arma musicale antirazzista.

Senza dubbio questo  13 febbraio rappresenta un passo importante per tutti. E’ convinzione diffusa tra le varie realtà che la propria dignità passa attraverso le scelte che vengono fatte, siano esse percorsi di rivendicazione di diritti, processi di autorganizzazione o progetti sociali rispondenti all’esigenze delle persone, senza alcun tipo di esclusione. In ogni caso, la dignità si rivendica mentre si costruisce, quindi si concretizza nella scelta di lottare. In questo senso il Laboratorio Sociale è e deve essere percepito come uno spazio in cui dare corpo a questo spirito in ogni forma possibile. Il suo valore specifico sta nell’esempio che dà e nella sua capacità di intervento rivolta all’esterno.

Le prossime tappe lungo la strada che porterà al primo marzo sono l’Assemblea pubblica che si terrà sabato 20 febbraio alle ore 16 e la serata di sabato 27 febbraio, festa organizzata dalle associazioni della comunità senegalese della Provincia di Alessandria aperta a tutti.