Alessandria - Il sapere e la formazione sono beni comuni

15 / 11 / 2010

Il 17 novembre, giornata europea dello studente, sarà la nuova data simbolo del movimento che, in tutta Italia, riprende parola e forza in merito alla formazione.

Dalle elementari all'università scontiamo sulla nostra pelle gli effetti della riforma (taglio Tremonti-) Gelmini: dalle migliaia di precari che si trovano oggi senza impiego, all'impossibilità di svolgere le più elementari attività didattiche (mancanza di materiali e assistenti nei laboratori, classi sovraffollate, orari in conflitto coi servizi di trasporto), alla negazione del diritto allo studio agli studenti disabili (addirittura corredato dall'indecente proposta targata Lega di creare classi differenziali), fino all'insostenibile stato in cui versa l'università, in bilico tra la bancarotta e la svendita ai privati.

Come una triste (e scontata) conferma arriva infine la notizia che, nel giro di una notte, sono stati miracolosamente reperiti i soldi per finanziare le scuole private mentre si sono "scovate" briciole per rifinanziare l'università, mentre si confermano i tagli di 1,4 miliardi per il 2011.

Si palesa  sempre più il progetto criminoso alla base del taglio indiscriminato ai fondi ai saperi e alla cultura, corredato da una "riforma" che poco ha di pedagogico: si accelera il processo di dismissione della scuola pubblica come diritto di tutti in favore della scuola privata, su cui si vorrebbero scaricare costi e oneri, allo stesso tempo si creano le condizioni per cui le poche macerie rimaste dell'istruzione pubblica diventino luoghi intolleranti, dove allenamenti paramilitari, ignoranza e intolleranza vanno a braccetto (vedi "allenati per la vita", il tetto del 30% per i migranti, il voto in condotta).

Se lo slittamento della riforma dell'Università ha da una parte dato respiro alle lotte dei ricercatori Indisponibili, dall'altra ha confermato la volontà del Governo di abbandonare a se stessi gli atenei, sancendo l'impossibilità di rifinanziare (in modo comunque insufficiente) l'istruzione accademica.

Oggi abbiamo la necessità e il dovere di mobilitarci in modo massiccio per invertire questo processo con la volontà di costruire una nuova fase, un nuovo capitolo di iniziativa e di autoformazione.

E' necessario considerare col giusto peso ciò a cui abbiamo assistito a Padova, a Vicenza, all'Aquila: c'è un movimento trasversale, rabbioso e determinato, che preme perchè ci sia giustizia, perchè i beni comuni non siano trattati come una voce tra le spese, o peggio, come occasioni su cui speculare, un movimento che allo stesso tempo si pone tra i primi obiettivi la ricostruzione solidale e autonoma di ciò che è stato distrutto dalle negligenze della politica(-speculazione).

Sulla stessa linea si muove oggi il mondo della formazione, mantenendo alto il tiro, cosciente dell'importanza della scuola pubblica come bene comune nel quale gli stessi soggetti che dal basso la animano, siano i protagonisti della costruzione di una difesa (nel senso di un rilancio in avanti, di un continuo creare e autorganizzarsi) contro l'attacco alla cultura e al sapere.

Mercoledi 17 novembre scenderemo in piazza assieme a tutto il mondo della formazione, In tutta Italia, per bloccare il processo in atto, ma soprattutto per riprenderci ciò che ci spetta:il futuro.

Appuntamento ore 8.30 piazza del Cavallo.

Studenti in Movimento