Alessandria - Bloccato uno sfratto nel giorno in cui cade l'associazione a delinquere

25 / 6 / 2010

Sarebbe stata una giornata qualunque nella quale l'ennesimo picchetto antisfratto ha impedito l'ennesimo atto di violenza. Lo sfratto per morosità incolpevole di una famiglia con una bambina di 18 mesi. Quaranta persone a cui la sveglia è suonata alle sette del mattino, appuntamento alle otto puntuali per formare il picchetto e attendere l'arrivo dell'Ufficiale Giudiziario. Il proprietario che decide di dileguarsi vedendo tutta quelle persone per nulla intenzionate a permettere che una famiglia si ritrovasse senza un tetto, l'Ufficiale Giudiziario che arriva, saluta e concede una proroga al 30 di Settembre, le Istituzioni e gli assistenti sociali completamente assenti.

Un copione visto e rivisto decine di volte in una città dove l'emergenza abitativa ha raggiunto livelli insostenibili con oltre 400 sfratti esecutivi emanati dai tribunali della Provincia dall'inizio dell'anno.

Quello che invece ha reso questa giornata particolare lo si coglieva dall'atteggiamento degli attivisti della Rete Sociale per la Casa. Si passavano di mano, uno dopo l'altro, il giornale "La Stampa" che stamattina riporta la notizia che il Procuratore della Repubblica di Alessandria ha chiesto al gip l'archiviazione di una lunga indagine con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'occupazione di case.

Formalmente adesso manca la decisione del Gip per cantare vittoria, ma fonti molto ben informate di cui manteniamo l'anonimato, sostengono che la decisione sia scontata e che altrimenti il procuratore non si sarebbe così esposto sui giornali.

Un 'inchiesta a carico di 18 attivisti incominciata nel Settembre del 2008 ed eseguita dai Carabinieri del quartiere Cristo. Una bruttura giuridica pazzesca con il tentativo di spaventare, incriminare e mettere sotto processo decine di appartenenti ai movimenti sociali della città.

Le parole del Procuratore Di Lecce spiegano al meglio i risultati dell'indagine: "lo scopo della Rete è un'attività politica che contempla forme di rivendicazione, contestazione, protesta, confronto, sollecitazione nei confronti di amministrazioni pubbliche, ma non è finalizzata alla commissione di reati".

Restano le singole inchieste nei confronti degli occupanti delle case popolari, ma è bene ricordare che molte sentenze hanno assolto gli imputati in casi analoghi se si trovavano in casi di forte emergenza sociale come è stato per le occupazioni alessandrine.

Finalmente in Procura sono arrivati alla stessa conclusione di centinaia di famiglie con problemi abitativi, che hanno rappresentato il cuore pulsante dell'esperienza della Rete Sociale per la Casa. Appena sarà possibile vedere il fascicolo sarà interessante capire come sono state compiute le indagini da parte dei Carabinieri che hanno interrogato una quarantina di persone come informate sui fatti. Quasi due anni di indagine di cui rimane solamente un pugno di mosche.

Anche la verità giudiziaria si conforma alla verità storica, quella conosciuta da tutti e il tentativo di spaventare la Rete Sociale per la Casa è naufragato miseramente. Dopo l'inizio dell'inchiesta la Rete è cresciuta in quantità e qualità. Cinquanta famiglie in emergenza abitativa, decine di picchetti antisfratto, molte occupazioni, manifestazioni con centinaia di persone.

A vederli stamattina questi pericolosi delinquenti non sembravano per nulla preoccupati per l'inchiesta in corso. Hanno bloccato l'ennesimo sfratto, con la convinzione che se lo sfratto è legge, resistere è giustizia.

Forse avrebbe da preoccuparsi il Presidente dell'ATC Gianni Vignuolo che chiese sui giornali di aprire l'inchiesta per fermare la "Rete".

La verità è che lui finalmente sta per andarsene essendo il suo mandato in scadenza, la Rete Sociale per la Casa non ha mai goduto di ottima salute come oggi.

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