Agenzie di rating: dietro la tripla AAA - Intervista a V. Comito e contributo di A.Baranes

In collaborazione con sbilanciamoci.info

13 / 2 / 2013

Agenzie di rating, un nome che abbiamo imparato a conoscere, insieme alle triple AAA. Ma cosa sono e come agiscono nelle scenari della finanziarizzazione le agenziedi rating?

Per EcoNomia alcuni spunti d'analisi ci vengono offerti dall'intervista realizzata con Vincenzo Comito, docente all'Università di Urbino e da un articolo di Andrea Baranes.

INTERVISTA A VINCENZO COMITO

Ascolta la prima parte 

D. Una decina di giorni fa è apparsa la notizia della denuncia di Obama contro Standard & Poor's per la sopravalutazione dei mutui subprime. Partiamo da questa notizia per capire: come agiscono le agenzie di rating?

Per quanto riguarda direttamente la notizia, possiamo dire che essa è positiva, ma che allo stesso tempo Obama si è accorto un pò tardi del problema. La crisi dei cosiddetti mutui subprime è del 2007/2008. Si sapeva già allora che dietro questa crisi c'era anche la cattiva condotta delle agenzie di rating. Quindi ci si poteva arrivare prima.

Un'altra cosa da dire è che l'azione di Obama è riferita solo al piano civile e non a quello penale e riguarda poi solo le agenzie di rating e non anche le banche che hanno partecipato al complotto. Si dice che forse per le banche se ne parlerà a parte, ma era importante metterle insieme perché così i fili dell’intrigo si sarebbero capiti meglio.

Cosa sono le agenzie di rating, qual'è il loro ruolo, quali problemi ci sono dietro, come operano, si fa presto a dirlo. Esistono i mercati finanziari, sulla cui scena sia le imprese che gli enti pubblici, a partire dagli stati, per finanziarsi emettono titoli e cercano qualcuno che glieli compri. L'investitore individuale ma anche la piccola e media azienda finanziaria, la piccola e media banca, non hanno i mezzi per valutare la qualità della carta, ovvero del titolo, che potrebbe comprare. Ecco quindi il ruolo, che potrebbe essere positivo, di queste agenzie che fanno il lavoro per conto degli altri, e cioè analizzano le imprese, gli stati, i loro bilanci, le loro prospettive ed emettono un giudizio dicendo questo titolo è buono, questo è così così, questo fa schifo, ecc.

Da un punto di vista del principio la cosa avrebbe una sua logica, ma ci sono dei problemi.

Una prima difficoltà è quella che le agenzie di rating sono nella sostanza soltanto tre, e sono tutte e tre statunitensi. Si ha dunque una specie di monopolio del mercato. In questi ultimi anni si sta affermando una agenzia cinese che potrebbe fare un po’ di concorrenza, ma gli Stati Uniti e le altre agenzie cercano di ostacolarla in tutti i modi.

Una seconda questione riguarda il fatto che i servizi delle agenzie di rating vengono attivati dalle stesse imprese, dagli stessi stati che ne hanno bisogno e che pagano direttamente per il servizio. Facciamo un esempio: la Fiat deve emettere delle obbligazioni e allora chiede all'agenzia di sua scelta di fissargli lo stesso rating, e cioè che qualità ha la carta, il titolo che emette. Ovviamente essendo l'azienda o lo Stato che paga, le agenzie di rating hanno spesso interesse a catturare o tenersi il cliente, quindi possono essere portate, a volte, a dare giudizi molto più positivi di quelli “veri”.

Questo è quello che è successo con la crisi del subprime del 2007-2008. Negli anni precedenti la crisi, le istituzioni finanziare avevano emesso un mare di titoli basati su mutui cosiddetti subprime, che significa letteralmente “qualità sotto la media”, dunque basati su mutui di qualità molto bassa ma che avevano grandi rendimenti, e le agenzie di rating avevano valutato gran parte di questi titoli con la tripla A, cioè col massimo giudizio positivo. Poi si è visto che è crollato tutto. Questa direi che è la base del ragionamento.

D: Le agenzie di rating hanno definito le sorti di interi stati, facendo pesare il loro giudizio su intere politiche finanziare.

R: Questo è agevolato dal fatto che le normative internazionali di diversi paesi assegnano un ruolo per così dire semiufficiale a tali agenzie. Per esempio, negli USA se un titolo non ha la tripla A i fondi pensione non possono comprarlo. Il peso delle agenzie è davvero molto forte. Va detto che i loro giudizi non sono certo sempre troppo affidabili, ad esempio essendo le agenzie di matrice statunitense, esse favoriscono in qualche modo le istituzioni statunitensi e quelle inglesi.

D'altro canto, le agenzie di rating sono anche conformiste e si svegliano solo ad un certo punto, quando la corrente sta palesemente andando in una certa direzione. Prendiamo ad esempio i titoli italiani: ad un certo punto negli anni 70/80 e fino ai primi anni 90 il nostro paese aveva accumulato una grande quantità di titoli, il rapporto debito-pil era aumentato fortemente, e quindi sarebbe stata corretta una riduzione del rating; però le agenzie se ne stettero buone e solo nel 1992, se ben ricordo, quando lo stesso governo Amato riconosce ufficialmente che la situazione è grave, allora le agenzie intervengono abbassando il rating dell'Italia. C’è anche il sospetto che a volte esse siano colluse con gli speculatori. Nella recente crisi dell’eurozona i cambiamenti nei giudizi di tali agenzie sono coincisi a volte in maniera sospetta con le ondate speculative.

Ascolta la seconda parte

D: Le indicazioni delle agenzie di rating pesano sulle politiche d'austerity in Europa e nei vari paesi. Come avviene questo meccanismo e quali strumenti vengono usati per sostenere questo tipo di potere?

Bisogna dire che le agenzie di rating non usano strumenti, come dire, scientifici, del tipo due più due uguale quattro. Usano un sistema, una serie di tecniche dietro le quali però c'è una ideologia precisa, quella del neoliberismo, ed in questo senso tutto si tiene insieme. Le misure di austerità dei governi liberisti e i giudizi delle agenzie vanno nella stessa direzione.

Quando noi ci chiediamo quando è che il livello di debito di un paese è troppo elevato, dobbiamo sapere che a questa domanda non c'è una formula precisa per rispondere. Per cercare di vederci chiaro ci sarebbe bisogno di decine e decine di pagine di spiegazione ed anche allora, tranne che in casi veramente estremi, appare lecito il dubbio e la risposta dipende anche dalle credenze economiche e politiche di ciascuno. Le agenzie di rating, invece, sono piuttosto sbrigative: hanno degli indici, dei rapporti ed emettono i loro giudizi. Giudizi, che ripeto, sono molto flessibili, guardano agli interessi degli Stati Uniti ed in qualche misura della Gran Bratagna, sentono le mode, sentono l'aria che tira, si buttano politicamente da una parte o dall'altra, a seconda delle circostanze. Stanno attente a chi paga e ai rapporti di forza; a volte anche a delle questioni meno nobili..

Ci vorrebbe maggiore concorrenza. Si è parlato anche di una possibile agenzia di rating europea, il che sarebbe anche auspicabile. Inoltre ci vorrebbero maggiori controlli pubblici sulle indicazioni proposte dalle agenzie . Bisognerebbe togliere loro questa aura di semi-ufficialità, che è data anche da precise norme dai singoli paesi. Non dovrebbe essere facoltà dei singoli clienti scegliere di quale agenzia servirsi, ecc..

Ci sarebbero una serie di cose da fare e, come al solito, come per tutta la finanza, si può dire alla fine che ci sono una serie di strumenti che potrebbero essere utili all'economia e alle imprese, ma che vengono invece utilizzati in maniera distorta. Le agenzie di rating potrebbero aiutare il piccolo investitore a capire meglio dove investire, così come i derivati sono nati per aiutare le imprese a ridurre i rischi, ma poi tutti e due i sistemi sono degenerati. I derivati sono diventati soprattutto uno strumento di speculazione e le agenzie di rating sono diventati degli enti di tipo politico che seguono certe linee piuttosto che altre e nei quali c'è complicità e corruzione.

Altri approfondimenti:

Cosa fare della finanza e perchè nessuno lo fa

Finanza globale sta cambiando qualcosa

NUOVE REGOLE PER LE AGENZIE DI RATING

di Andrea Baranes

Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la relazione dell'eurodeputato Leonardo Domenici riguardante l'introduzione di nuove regole per le agenzie di rating, i soggetti incaricati di dare un “voto” agli emittenti e agli strumenti finanziari. Voti che vanno dalla “tripla A” per i soggetti più sicuri in giù.

Negli ultimi anni queste agenzie sono state al centro di pesanti critiche. In primo luogo tre sole agenzie dominano il mercato e hanno un potere enorme. Abbassare il voto di un'impresa o di uno Stato equivale a segnalare agli investitori che l'emittente il titolo è più rischioso. Per attrarre i capitali, lo stesso emittente sarà costretto a offrire dei tassi di interesse superiori, il che significa oneri finanziari maggiori e, in ultima analisi, un peggioramento dei conti. E' già preoccupante che un'agenzia privata possa avere una tale influenza su un'impresa, figuriamoci su uno Stato sovrano che si trova a dipendere da una A in più o in meno per riuscire a finanziare il proprio debito pubblico a tassi accettabili.

Le agenzie di rating sono inoltre pagate dalle imprese per dare un voto alle loro emissioni. In pratica il controllato paga il controllore, il che pone un problema di conflitto di interessi piuttosto evidente. Non solo. Le stesse agenzie forniscono servizi di consulenza a chi vuole emettere un prodotto finanziario. Prima spiegano alle banche come strutturare un'obbligazione perché questa riceva un voto alto, poi danno un giudizio sullo stesso titolo.

Ancora, queste agenzie sono state criticate per la loro mancanza di indipendenza e per gli stretti legami con alcune delle maggiori banche d'affari del mondo, ovvero soggetti che da un lato emettono dei titoli che dovranno poi ricevere un rating e che dall'altro investono sui mercati proprio in base allo stesso rating.

Più in generale, i giudizi espressi sono stati sempre più messi in discussione. Secondo il premio Nobel Paul Krugman, il 93% dei voti dati alle obbligazioni basate sui mutui subprime sono stati rivisti al ribasso, spesso passando in pochi mesi da “tripla A” a “titolo spazzatura” dopo lo scoppio della crisi. Un caso proverbiale di come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.

Per questo, tra i diversi interventi necessari per cambiare le regole della finanza, un capitolo di grande rilevanza riguarda proprio le agenzie di rating, da una parte per risolvere i conflitti di interesse, dall'altra per ridurre il potere che queste imprese hanno anche sulle finanze e quindi sulle politiche economiche degli Stati sovrani.

Tra le novità più importanti introdotte dal Parlamento europeo, viene aumentata la trasparenza obbligando le agenzie a illustrare i parametri chiave che le hanno portate a formulare un dato parere. Ancora, un investitore potrà citarle per danni in caso di giudizio infondato. Vengono inoltre messi dei limiti alla pubblicazione dei rating sui debiti sovrani. Per diminuire il peso dei giudizi delle agenzie, banche e altri soggetti finanziari sono invitati a sviluppare delle proprie capacità per valutare il rischio di credito, mentre nel medio periodo la Commissione europea potrebbe sviluppare delle proprie linee guida.

Dei passi in avanti sostanziali, anche se occorrerà verificare l'impatto delle misure proposte e se queste saranno sufficienti. A volere vedere il bicchiere mezzo pieno, qualcosa si sta finalmente muovendo su scala europea riguardo la regolamentazione finanziaria. Pensiamo anche alla tassa sulle transazioni finanziarie così come a diverse proposte legate ai derivati, alla trasparenza sui mercati e su altri temi. Il lavoro sulle agenzie di rating sembra confermare la capacità delle istituzioni europee di intervenire per cambiare le regole del gioco, quando c'è la volontà politica di farlo.

Nello stesso momento, il peso delle lobby finanziarie fino a oggi è riuscito a rallentare e annacquare molti dei tentativi di riforma. Sei anni dopo lo scoppio della crisi dei mutui subprime, l'impegno ripetuto dai leader politici in ogni consesso internazionale dal G20 in poi di chiudere per sempre la finanza-casinò è ben lontano dall'essere mantenuto. Da un lato la finanza speculativa è ripartita a pieno ritmo, dall'altro i cittadini continuano a pagare il prezzo di una crisi causata proprio dall'ipertrofia e dalla mancanza di regole del mondo finanziario.

Occorre riportare la finanza a essere uno strumento al servizio dell'economia e della società, non il contrario come avviene oggi. Il voto del Parlamento europeo sulle agenzie di rating è un passo nella giusta direzione. Ma è un passo. Per uscire dalla situazione attuale, e soprattutto per evitare di ripiombare in futuro in una crisi analoga, la strada è ancora lunga, e dovremmo anche metterci a correre.