Figlio di una morte minore

di Alfonso De Vito *

30 / 5 / 2009

Il 30 maggio, a pochi giorni dall'uccisione di Petru Birladeanu, Alfonso De Vito pubblicava questo articolo. Ve lo riproponiamo oggi nuovamente correlato di un video agghiacciante: quello sugli ultimi istanti di vita di Petru. Ma agghiacciante non è solo la barbarie che l'ha travolto, ma sopratutto vedere come la gente continua, imperterrita, a fare quello che stava facendo mentre un uomo, ed una donna, sua moglie, disperati chiedevano aiuto. Nervosamente ognuno tenta di tenersi alla larga, di farsi i fatti propri. Non sappiamo quale sia la barbarie peggiore: se quella dei sicari, o quella che ormai alberga nella gente a modo, quella che non vive suonando la fisarmonica per pochi spiccioli.

Petru Birladeanu, cittadino rom di nazionalità rumena, era un suonatore di organetto nella ferrovia Cumana che parte dal quartiere Montesanto di Napoli. Tutti i viaggiatori lo conoscevano: un musicista, una persona gentile che proponeva la sua arte per pochi spiccioli, sempre accompagnato da sua moglie.
Martedì sera un commando d 8 persone su quattro motociclette attraversa via Pignasecca fino alla stazione della Cumana. Sparano in aria, all'impazzata. E' l'ennesimo scontro per il territorio che vedrebbe gli affiliati del clan Sarno di Pontcelli cercare di terrorizzare chi pensa di sostenere il ritorno su piazza del vecchio boss Mariano, appena scarcerato.
Petru forse neanche la conosce questa storia. Ma alla stazione della Cumana diversi colpi sono sparati ad altezza uomo, tra la folla che scappa. Forse hanno avvistato qualcuno del clan avversario, forse sparano contro i vetri della casa di qualche rivale, forse un errore, forse puro terrore... chissà. Un ragazzo di 14 anni viene colpito alla spalla e per poco non ci rimette la pelle. Petru è meno fortunato: le videocamere della Cumana lo riprendono mentre scappa e cerca rifugio come tanti altri dentro la stazione. Il braccio intorno al collo della sua compagna, un istintivo gesto di protezione. Ma una volta dentro si accascia: un proiettile gli è entrato sotto l'ascella bucando cuore e polmoni. Gli lascia sul corpo uno strano segno come di arma da taglio che inizialmente confonderà anche i medici. Ma Petru muore "sparato", come si dice a Napoli, sparato per niente! Muore dopo mezzora di agonia e i ritardi dei soccorsi che probabilmente hanno scontato anche il caos e la paura che si era creata in tutta la strada. Malgrado l'Ospedale Pellegrini fosse a 500 metri... La compagna piange disperata. Petru aveva 33 anni...
La sua fine terribile ricorda quelle di altri, come Silvia Ruotolo, uccisa anch'essa da un proiettile vagante al Vomero dodici anni fà. Ma la città non condivide la stessa commozione. Forse siamo più cinici in generale, forse Petru è "soltanto" un rom... sta di fatto che al momento in cui scriviamo non sono previste fiaccolate, esequie ufficiali, interventi istituzionali in sostegno della sua compagna... Nessun politico di professione o amministratore ha pensato di prendre parola su una sparatoria così insensata nel centro della città che dicono di voler rappresentare... Forse c'è un motivo a tutto questo.
Petru non ha avuto "l'onore" di essere veramente raccontato nei servizi di testa dei tg, se non dentro la più complessiva e impigrita retorica sul consueto far west napoletano. Un rom in cronaca senza essere accusato di stupro o di omicidio, un rom vittima innocente non da' dividendi politici, non serve alla macchina della paura e della propaganda.
Anzi, alcuni quotidiani hanno inizialmente accreditato la tesi che fosse lui l'obiettivo dei sicari..! Per qualunque "indigeno" in poche ore la polizia è in grado di fornire un profilo attendibile su una possibilità del genere. Inutile dire che Petru, quotidiano suonatore di organetto sulla cumana, ben difficilmente (!) rientrava in questo schema. Ma intorno allo straniero, per lo più rom, si concede sempre un margine ulteriore all'incertezza, al sospetto, anche se questo sospetto non ha nessun punto d'appoggio razionale.
Per la verità in questi giorni c'è stato un altro caso in cui l'informazione napoletana non ha dato grande prova di sè: l'episodio che ha visto infine l'arresto di cinque persone di nazionalità nigeriana a vico Vertecoeli. Con l'eccezione di alcuni quotidiani, la gran parte, qualcuno perfino con imbarazzo, ha accreditato la più inverosimile delle ricostruzioni: il rapimento premeditato di una bambina di undici anni da parte di un gruppo di immigrati che abitavano nel suo stesso cortile, per soddisfare le voglie di un boss pedofilo...!! A Forcella...!
Probabilmente la più straordinaria panzana dell'ultimo anno per quella che, da qualche racconto che è arrivato a noi, potrebbe benissimo essere una banale rissa tra vicini. Non abbiamo certezze e non vogliamo distribuirne, nè dipingere sistematicamente il migrante come vittima innocente, ma digerire in maniera così acritica la più improbabile delle storie, solo per la sua "notiziabilità", non fa certo onore all'informazione.
Il tg1 ha fatto di meglio: oltre a riportare questa versione senza scomodare nemmeno un condizionale, l'ha poi fatta seguire da un servizio sulla scomparsa 13 anni fà della piccola Angela Celentano! Così lo psicodramma collettivo sull'uomo nero in agguato dietro la porta di casa è finalmente servito a oltre dieci milioni di persone.
Eppure il pogrom feroce contro i rom, che a Ponticelli segui il presunto (assai presunto..!) tentativo di rapimento di una neonata da parte di una giovanissima rom, imporrebbe ben altra prudenza e attenzione. Ci sarebbe inoltre la presunzione d'innocenza...
Sarebbe magari utile cercare gli avvocati dei nigeriani arrestati e raccogliere almeno la loro versione...
Qualche giornale sembra volerci provare senza rimuovere la notizia.
Se così è siamo pronti a dargli una mano.

* Collettivo Antirazzista Napoli Internescional

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