Una quarantina di attivisti antirazzisti, italiani e migranti, sono stati oggia protestare negli uffici amministrativi dell'Azienda Santobono mentre
fuori veniva distribuito un volantino (che alleghiamo) ed esposto uno
striscione con la scritta "I medici curano non deportano!". La protesta
è nata dalla volontà di avere chiarezza sui tanti troppi interrogativi
nati sulla tutela dei diritti dei minori rifugiati, che la polizia
aveva trasferito nel CIE di Brindisi dopo "l'esame del polso"
all'Ospedale Santobono.
Esame che avveniva 4 giorni dopo
l'emissione del verbale di respingimento che quindi in presenza dei
minori era stato redatto dalla polizia di frontiera senza alcuna
giustificazione, ma anzi con un procedimento illecito che violava i
loro diritti legali.
Poi l'11 aprile gli esami, che malgrado l'evidente contrasto con la
giovanissima età dei ragazzi apparentemente cautelavano la procedura
perchè i vertici della Questura affermavano che secondo gli esami
dimostravano i ragazzi avrebbero avuto un età ossea di ben piu di venti
anni, sapendo che l'esame presenta molti margini di incertezza (di
circa due anni) e che "nel dubbio" la legge e le stesse circolari
ministeriali "impongono" la tutela del minore che non può essere
respinto o internato in un CIE.
La protesta si è conclusa con un incontro/confronto con il
Direttore Sanitario della struttura Ospedaliera dott. Enrico De Campora
e con il direttore del Reparto di Pediatria.
La notizia più
importante è che dopo aver visionato i referti, il Direttore Sanitario
ha affermato chiaramente e pubblicamente che sui referti c'è scritto
che "l'età ossea" dei ragazzi sarebbe di "circa 19 anni" e il direttore
di pediatria ha specificato che il margine di errore è di almeno un
anno e mezzo. Una smentita quindi delle dichiarazioni della Questura
sui risultati dell'esame, che invece è compatibile con il dubbio che i
ragazzi fossero minorenni e quindi con la prescrizione di legge che
"obbliga" a tutelarli di fronte ad accertamenti che lasciano tali dubbi.
Quindi dopo la prima procedura illegittima del 7 aprile, anche quando
il 14 aprile i vertici dell'ufficio stranieri hanno disposto il
trasferimento nel CIE di Brindisi, hanno compiuto un atto irregolare
anche rispetto alla documentazione di cui disponevano. Ed è
probabilmente questo il motivo per cui oggi almeno i sei minori sono stati liberati dal CIE di Brindisi.
Inoltre il direttore di Pediatria ha affermato chiaramente che
l'esame dell'età ossea è inadeguato allo scopo di determinare l'età
anagrafica anche per l'incompletezza degli atlanti rispetto a molte
popolazioni del sud del mondo e alle loro caratteristiche fisiche.
Inoltre il dott. De Campora ha spiegato che è stato effettuato solo
quell'esame perchè quello è stato richiesto e che non c'è stata una
presa in carico più complessiva della situazione dei ragazzi perchè non
sonostati fatti passare dal Pronto Soccorso.
Infatti gli attivisti contestavano la mancata presa in cura di ragazzi
che venivano da settimane in un container e la necessità di esprimere
nei casi futuri per iscritto il massimo di tutela e di dubbi esistenti
sui referti, visto che vengono usati dal ministero dell'Interno in
maniera notarile e meccanica solo per oliare la macchina della
deportazione e per aggirare i diritti di tutela. Il direttore sanitario
ha chiarito di essere turbato dalla vicenda e che avrebbe posto tutta
una serie di questioni procedurali per questi casi alla commissione
etica dell'Ospedale, pur nel rispetto della collaborazione delle
Istituzioni.
Sono minorenni 6 dei 9 rifugiati deportati dal porto di Napoli
6 minori lasciano il Cie. Presidio all'Ospedale Santobono di Napoli
Continua l'odissea dei rifugiati della Vera D
16 / 4 / 2010