31 marzo 2012: #BlockupyMilano

21 / 3 / 2012

Il 31 Marzo scenderemo in piazza a Milano per rivendicare il diritto al rifiuto del debito.

Il rifiuto del pagamento dei debiti sovrani degli stati è condizione imprescindibile per costruire un futuro che non riproduca le disuguaglianze, sempre crescenti, tra il 99% della popolazione e il restante 1%.

Gran parte dei debiti sovrani sono illegittimi in quanto contratti contro l’interesse della collettività, a favore dei grandi fondi di investimento privati (prima fra tutti l’industria bellica) e dell’oligarchia finanziaria. I debiti pubblici sono aumentati considerevolmente negli ultimi anni per salvare le banche travolte dai meccanismi perversi di creazione e accumulazione di ricchezza, che non hanno corrispondenza nell’economia reale. Le stesse banche che speculano ora sui debiti pubblici per imporre manovre finanziarie finalizzate all’accrescimento dei profitti attraverso la distruzione dei diritti e dello stato sociale e la privatizzazione dei beni comuni.

La politica abdica al suo ruolo per istituzionalizzare il modello del “governo attraverso il debito”, di cui Monti è l’espressione diretta in Italia. Osserviamo come la governance finanziaria sovradetermini e diriga le politiche nazionali arrivando a commissariare, direttamente (Grecia) o indirettamente (in Italia e Spagna), i governi tramite i diktat della BCE. Assistiamo così, in Italia e in tutta Europa, a un attacco frontale ai diritti dei lavoratori, allo schiacciamento dei redditi, all’aumento della ricattabilità sui posti di lavoro (Marchionne docet) e al peggioramento delle condizioni di vita, giustificati con l’ineludibilità del pagamento del debito. La retorica della crisi diventa la scusa (o l’opportunità, dipende dal punto di vista) per imporre sacrifici e per chiudere spazi di libertà in nome di un ritorno ad austerità e moralità antiche. Vengono così legittimati i peggiori stereotipi: il welfare viene confuso con la famiglia, le donne sono ricacciate in casa a occuparsi dei figli, i diritti di gay, lesbiche e trans rimandati alla fine della crisi, l’arte e la cultura lussi che non ci si può più permettere. Ogni dibattito poltico viene soffocato e nascosto sotto la voce dei tecnici.

Specularmente alle misure di austerity, la “mitica” ripresa, tanto inseguita, viene oggi proposta con la veste del project financing, alias grandi opere come il TAV e la TEM: la legalizzazione dello sperpero di denaro pubblico a favore del sistema di potere colluso, ormai palesemente, con le mafie, e a discapito dei territori e della loro storia, la svendita dei beni comuni in nome di una “modernità” imposta che viene costruita sopra la testa delle popolazioni. In alcuni territori però questi interessi hanno incontrato le prime sacche di resistenza che hanno declinato il rifiuto del pagamento del debito, sotto le sigle NO TAV e NO TEM, lotte reali che vedono una partecipazione trasversale. Di fronte alla doverosa resistenza, il governo Monti mostra la sua natura autoritaria e accondiscendente verso i poteri forti, mettendo in atto operazioni repressive vergognose e servili; una criminalizzazione dei movimenti volta a sopprimere qualunque forma di dissenso e a instaurare definitivamente il pensiero unico neoliberista. Di fronte a questa deriva autoritaria imposta dalla troika è necessaria una risposta forte che rivendichi il diritto al dissenso, la libertà di movimento e il diritto di sottrarsi collettivamente al pagamento dei debiti pubblici. Solo attraverso questo processo determinato attivamente dai movimenti, che deve partire in modo imprescindibile da un audit sul debito stesso, si può immaginare di costruire un reale contropotere finanziario che rompa i perversi meccanismi messi in atto dalla governance globale.

Questo passaggio diventa condizione necessaria per una vera uscita dalla crisi e il primo passo per la liberazione dalla dittatura della finanza e dai ricatti che essa tenta di imporci. Rifiutare il debito significa dichiarare l’indisponibilità a mettere in discussione i propri diritti e rivendicarne l’estensione a chi oggi non ne usufruisce. Significa rivendicare un reddito svincolato dalla prestazione lavorativa per la costruzione di un welfare in grado di far immaginare un futuro alle giovani generazioni. Significa mettere al centro i beni comuni, sottraendoli alla privatizzazione imposta dalla troika. Significa che siamo in credito, in credito di un’università come luogo di condivisione di saperi, in credito di un reddito che ci permetta di uscire dal ricatto del salario, in credito di diritti, in credito del nostro futuro che è stato svenduto a banche e finanziarie.

Il 31 Marzo scenderemo in piazza per opporci alle misure di austerity imposte dalla BCE, per rivendicare il diritto all’insolvenza e per esprimere la nostra più totale avversione alla carcerazione preventiva dei militanti NOTAV.

Il 31 Marzo saremo in piazza dietro lo striscione “Blockupy Milano. Non pagheremo il vostro debito” e il 30 Marzo saremo nei nostri territori per una giornata di iniziative di lancio verso il corteo.

Verso il primo Maggio, verso l’assedio alla BCE del 17/18/19 Maggio a Francoforte.

NIC LIBERO SUBITO.
LIBERI TUTTI

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ZAM - Zona Autonoma Milano

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