2 febbraio 1977 – Paolo e Daddo

1 / 2 / 2017

Riportiamo, dalla nostra community, una nota a quarant'anni dal 2 febbraio 1977, quando esplose il movimento studentesco del '77.  Il tutto nacque in seguito alla famigerata circolare dell'allora ministro dell'istruzione Franco Maria Malfatti, che limitava la reiterazione degli esami, con l’aumento delle tasse, soprattutto per i fuoricorso, si definivano per la prima volta i tre livelli di laurea (diploma, laurea, dottorato di ricerca), la reintroduzione del numero chiuso, ecc. Diverse proteste e manifestazione studentesche si levarono in tutto il paese. A Roma, all’Università La Sapienza, una settantina di fascisti aggredirono un’assemblea di studenti. Respinti esplosero colpi di arma da fuoco. Guido Bellachioma venne gravemente ferito alla testa. L’indomani un corteo uscì dall’università, in via Solferino, nei pressi di via Sommacampagna, un gruppo di compagni si separò dal corteo e andò ad attaccare la sede del Msi da cui erano partiti gli aggressori il giorno prima. In piazza Indipendenza, da una 127 senza contrassegni scesero alcuni poliziotti con le pistole in pugno. Cominciò una sparatoria tra i poliziotti e due ragazzi, Paolo e Daddo rimasero feriti gravemente.

"Il primo febbraio 1977 un gruppo di neofascisti fa un’incursione all’università di Roma, sparando. Uno studente rimane gravemente ferito. L’università viene occupata. Il giorno successivo, nel corso di un corteo, la sede dei giovani neofascisti di via Sommacampagna viene data alle fiamme. Poco dopo, a piazza Indipendenza, intervengono le squadre speciali della polizia che disperdono il corteo con raffiche di mitra. Cadono a terra feriti Paolo Tommasini e Leonardo (Daddo) Fortuna che, armati, avevano risposto al fuoco pensando si trattasse di neofascisti. Il primo a cadere, colpito alle gambe, è Paolo. Daddo torna indietro e cerca di portarlo via ma viene a sua volta ferito.

Quel drammatico evento – che ha segnato l’avvio della grande rivolta del Movimento del ’77 – fu immortalato con alcuni scatti dal fotografo Tano D’Amico che li custodì in segreto per i successivi vent’anni. Quegli scatti (uno in particolare) ritraggono un gesto di straordinaria generosità, la medesima che ha attraversato e alimentato i sentimenti e i comportamenti di tutti coloro che hanno preso parte a quel Movimento."

Leonardo "Daddo" Fortuna, morto pochi anni fa e grande amico personale: il classico "giovane intellettuale rivoluzionario" di quegli anni, originario del "quartiere/bene" di Balduina/Monte Mario Alto, che poi finirà per cercare di "salvare", amministrandone certosinamente i conti sempre precari, e riuscendoci, il quotidiano "Il Manifesto" e sarà anche fondatore della benemerita casa editrice "Derive/Approdi".

Paolo Tomassini, invece giovane "lumpenproletariat" della stessa mia borgata romana di Primavalle, cresciuto nella strada e nei bar di periferia, in particolare quello all'epoca mitico adiacente l'allora cinema Niagara, oggi Galaxi, di Via Pietro Maffi, un simbolico "mix", anche nella estrema solidarietà amicale e fraterna dimostrata quel giorno, del tessuto sociale e culturale dell'autonomia operaia romana e, nello specifico, del movimento di quell'anno.

Image may contain: one or more people, shoes and outdoor

Paolo Tomassini, qualche anno fa, in una intervista dopo la morte di Daddo, da inguaribile "coatto de Primavalle" disse "non je devo un cazzo io a Daddo ... solo la vita"

Chissà perchè, a vedere sta foto di Tano D’Amico, mi viene sempre in mente la scena finale de "Il Mucchio selvaggio" anche se, per fortuna, finì meno male.

QUI il libro edito da Derive Approdi

Un Video di Officinamultimediale

La seconda parte del filmato è stata censurata dell'audio per "motivi di copyright"