1 Maggio - In migliaia a Napoli, cariche a Torino, scontri ed arresti in diverse città del mondo

2 / 5 / 2017

È stato un 1 Maggio nel quale, in diverse città italiane e del mondo, le diverse forme di lotta e resistenza sono riuscite a spodestare quella rappresentazione di sindacati e partiti tradizionali che da anni costruisce la propria retorica autocelebrativa e pacificata in occasione della “festa del lavoro”. Centinaia di migliaia di persone hanno invaso piazze e strade riportando al centro del discorso pubblico il tema del conflitto, non solamente tra capitale e lavoro, ma composto dalla miriade di contraddizioni su cui si fonda la società contemporanea, dalle questioni ambientali a quelle di genere, dal razzismo al tema dei diritti sociali universali.

A Napoli migliaia di persone hanno partecipato al Festival dell'orgoglio terrone e antirazzista, andato in scena dopo il grande successo della giornata del 22 aprile a Pontida. Dopo  aver dissacrato la roccaforte leghista con musica e i mille colori dell'Italia senza pregiudizi, si è tornati nella metropoli partenopea per dare voce alle tante esperienze di resistenza che oggi continuano ad animare il meridione e non solo. Non a caso la scelta del 1 maggio: la festa dei lavoratori e delle lavoratrici, che a Sud ha sempre più necessità di affermarsi come la festa ribelle dei lavoratori a nero, dei lavoratori sfruttati, della manodopera dell’informale, delle vittime clandestine del caporalato. Dal palco di piazza Dante, oltre ai tanti artisti che stanno animando questo percorso antirazzista, come 99 Posse e Terroni Uniti, si sono avvicendati esponenti delle tante lotte che, da Sud a Nord, resistono ogni giorno alle devastazioni ambientali, all’esproprio di ricchezza e democrazia, allo sfruttamento sempre più intenso che il capitale opera nei confronti della vita di milioni di persone. Dal Comitato No Grandi Navi di Venezia a Stop Biocidio, dai No Tap del Salento agli attivisti che resistono contro la speculazione post-terremoto nelle Marche, dagli studenti medi che lottano contro la demolizione dell’istruzione pubblica ai lavoratori dell’Alitalia, dai rappresentanti delle comunità palestinesi a quelli del Senegal: sono state tante le voci che hanno segnato il 1 Maggio napoletano, nel segno della condivisione delle tante forme di riscatto umano, sociale e politico.

Anche nel Salento il movimento che lotta contro il gasdotto trans-adriatico non ha rinunciato a scendere in piazza nel corso della giornata. «Nonostante le difficoltà che ci hanno costretto a rinunciare al Concerto del Primo Maggio, progetto al quale tutti abbiamo creduto fino alla fine, il nostro sarà un Primo Maggio di lotta» avevano annunciato gli attivisti. Dopo una mattinata di presidio a Gallipoli, dove il dottor Giuseppe Serravezza, oncologo e responsabile scientifico di LILT Lecce, ha annunciato di proseguire con lo sciopero della fame e della sete finché la vicenda non susciterà l'interesse reale da parte del Governo, i No TAP hanno manifestato a Taranto e sono poi tornati al presidio permanente di San Foca. Qui è stato allestito un palco, dal quale sono intervenute le tante realtà di lotta presenti sul territorio, tra cui i lavoratori di Nardò, l’associazione Diritti a Sud ed il Comitato SOS 275.

A Torino violente cariche della polizia allo spezzone di "opposizione sociale", che ha deciso di prendere parte al rituale corteo organizzato dai sindacati confederali. Precari, studenti ed attivisti NoTav erano intenzionati a portare una voce critica in piazza San Carlo, dove era previsto il comizio finale dei leaders sindacali. All'altezza di via Roma il corteo è stato bloccato dalla polizia, che ha ripetutamente caricato i manifestanti, provocando diversi feriti e fermando alcuni attivisti. Tra questi una ragazza che è stata fermata ai lati del corteo, malmenata, portata in questura e rilasciata con una denuncia per resistenza aggravata. I media mainstream hanno parlato di "guerriglia" e "scontri", tralasciando il fatto che il corteo stesse manifestando in maniera pacifica e sia stato arbitrariamente provocato ed aggredito dalle forze dell'ordine (guarda il video di fanpage).

Lotte e proteste radicali lotta e proteste radicali in altre città del mondo.

Ad Istanbul migliaia di persone si sono dirette a piazza Taksim, nonostante lo stato d'emergenza imposto dal regime di Erdogan e l'esplicito divieto di manifestare oggi. La polizia ha bloccato il corteo, con cariche e gas lacrimogeni; decine di lavoratori ed attivisti sociali sono stati arrestati.
A Parigi la polizia ha spezzato l'imponente corteo organizzato dalle varie realtà sindacali ed ha caricato violentemente i manifestanti che urlavano cori contro Marine Le Pen ed Emanuel Macron, i due contendenti alla presidenza francese nel secondo turno di domenica prossima. Diversi manifestanti sono stati fermati.
Scontri ed arresti anche in alcune città russe, dove sono scese in piazza quasi due milioni di persone per reclamare diritti sociali e civili. In particolare a San Pietroburgo una ventina di attivisti Lgbtq+ sono stati arrestati mentre protestavano contro la persecuzione nei confronti degli omosessuali in Cecenia.