Appunti sulla partecipazione a #blockupy

The Austrian way

Utente: fralub
10 / 5 / 2012

Fare movimento a Vienna, non lo nascondono gli attivisti che stanno organizzando la partecipazione austriaca alle giornate di #blockupy Frankfurt, non è impresa facile. Non perché l’Austria sia in tutto e per tutto la copia alpina e in miniatura della “sorella” Germania (il debito pubblico è stato più volte  sotto l’attacco congiunto di speculatori e agenzie di rating, e ad oggi Standard & Poor’s gli assegna una non proprio rassicurante A+ con outlook negativo),  quanto perché si tratta di uno dei pochissimi Stati europei in cui l’ombrello della socialdemocrazia (con tanto di presenza in parlamento di dirigenti sindacali in carica) resta forte e, seppure con sempre maggiore affanno, finora capace di “assorbire” e mediare il conflitto sociale. Negli ultimi mesi le cose stanno cambiando velocemente, se è vero che l’undici maggio, data in cui è previsto il voto sul fiscal compact, cui l’SPÖ ha annunciato il voto favorevole, sono annunciate manifestazioni davanti al Parlamento.

La cosa che più colpisce nel panorama dell’attivismo che si mobilita verso Francoforte è la frammentazione dei gruppi politici (che magari si raccolgono intorno ad alcune battaglie comuni, come per Offensive gegen Rechts, il coordinamento che organizza le lotte antifasciste), accomunati però dall’età media solitamente bassa e dall’attenzione all’approfondimento teorico (molti di questi gruppi hanno una rivista o un giornale, come Grundrisse o Perspektiven, anche a causa della desolante mancanza nel panorama austriaco più mainstream di fogli d’opinione della sinistra libertaria). La lotta per una nuova Europa si allea naturalmente anche in Austria con i conflitti sociali per la difesa dei diritti dalla guerra mossa in nome dell’austerity (dall’anno prossimo saranno reintrodotte all’Università di Vienna le tasse universitarie, in un quadro di definanziamento che colpisce anche le storiche istituzioni di cultura, compresa l’Akademie der Wissenschaften: la decisione del rettore è stata avversata dagli studenti prima con un’occupazione che ha rinverdito i tempi di UniBrennt dell’autunno 2009, poi con un’azione determinata che è arrivata a tentare di sfondare a colpi d’ariete la porta del senato accademico durante la votazione), con i nuovi movimenti di #occupy (sabato in programma la giornata di blocchi di #occupy Patriarchy) e anche, forse con qualche ritardo, con le storiche lotte autonome per le occupazioni, a Vienna numerose forse più che a Berlino. É questa la composizione, differenziata ma vitale, che dall’Austria giungerà a Francoforte non tanto per “solidarietà” verso i Paesi mediterranei, ma per la consapevolezza che la lotta per una nuova Europa deve essere una lotta di tutti.

Infine, va sempre ricordato che Vienna, porta dell’Est, dista solo poche decine di chilometri da Budapest, oggi laboratorio, nel cuore dell’Europa, di risposte neofasciste alla crisi con il governo di Victor Orban: a ricordare, se non bastassero i successi del Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), di nuovo crescenti dopo l’ingloriosa fine di Heider, che non è scontato che l’uscita dalla crisi non si realizzi in forma di incubo autoritario.