Difendiamo il lavoro, cominciamo dal Lazio

Perchè il Lavoro è un Bene Comune!

di Filippo Cannizzo

1 / 1 / 2012

perchè il lavoro è un bene comune“Perché il lavoro è un bene comune!”. Con questo grido di speranza da parte di una operaia della Videocon di Anagni si concludeva, la scorsa estate, una manifestazione contro la crisi ed in difesa dei diritti dei lavoratori davanti alla sede della Regione Lazio.Una delle tante, una delle troppe manifestazioni che ormai da tre anni si susseguono nella Regione Lazio e in tutto il Paese, da parte dei lavoratori e delle lavoratrici delle aziende in crisi, da parte dei lavoratori della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura e dello spettacolo colpiti a più riprese dai tagli ai settori della conoscenza, da parte dei giovani, delle donne e dei precari che vedono ogni giorno di più ostruita qualsiasi prospettiva di futuro.“Perché il lavoro è un bene comune”. Da queste stesse parole siamo partiti nel Lazio, una delle regioni più colpite dalla crisi, convinti che fosse improrogabile per i Giovani Comunisti l’impegno in una lotta per restituire al lavoro il ruolo che gli compete, al centro del palcoscenico sociale del nostro Paese.

Da almeno venti anni, infatti, vengono attaccati i diritti sanciti dai contratti nazionali, dalle leggi italiane e dalla nostra Costituzione, in quanto considerati da molti soltanto come un vincolo allo sviluppo e alla competizione globale, e l’esplosione della crisi è stata colta come  pretesto per smantellarli. Consapevoli che il lavoro sia il terreno fondamentale per costruire l'alternativa, due mesi fa i Giovani Comunisti hanno lanciato nel Lazio una campagna con l’obiettivo di portare alla discussione del Consiglio regionale del Lazio una petizione popolare che chieda l’attuazione di leggi e proposte per il blocco dei licenziamenti, contro le delocalizzazioni, per l'estensione degli ammortizzatori sociali, contro la precarietà, per il rifinanziamento della legge regionale 4/09 sul reddito minimo garantito.

La campagna ha subito trovato il supporto delle realtà territoriali di Fiom, USB,  Arci, Forum per i movimenti per l'acqua e collettivi di precari, le quali hanno deciso di aderire e di  sostenere attivamente la raccolta firme dei Giovani Comunisti/Prc Lazio, la quale ad oggi ha raggiunto la cifra di 35 mila firme raccolte in due mesi, risultato che va ben oltre ogni più ottimistica aspettativa iniziale. La Cgil Roma e Lazio, dopo alcune settimane dalla partenza della nostra raccolta firme, ha deciso di far  partire una campagna regionale per il rifinanziamento della legge regionale n.4 del 2009, dando vita ad un percorso congiunto con i Giovani Comunisti/Prc Lazio per la raccolta firme su uno dei punti caratterizzanti la campagna “perché il lavoro è un bene comune”, il reddito minimo garantito.

Il reddito minimo garantito, infatti, può rappresentare un freno alla corsa al ribasso della retribuzione, oltre ad essere uno strumento di protezione sociale dallo sfruttamento del lavoro sotto  il ricatto dell’esclusione. Il reddito minimo garantito, in questo senso, è la possibilità di opporsi al ribasso del costo del lavoro, ovvero a quel potere reale in mano al datore di lavoro che impone una concorrenza al ribasso tra lavoratori, pena l’esclusione dal mondo del lavoro. Infatti,  se esiste una soglia sotto alla quale è inaccettabile a essere pagati e lavorare, il reddito minimo garantito può prospettare un’emancipazione dalle forme di dipendenza sociale per le lavoratrici e i lavoratori, per le donne e per gli immigrati, per i giovani e per i precari, ed essere la soglia sotto alla quale lo sfruttamento non è più consentito. La lotta per la restituzione al lavoro della sua dignità, della sua idea di futuro e di diritti non è una battaglia di uno sparuto nugolo di privilegiati ma è, e deve essere, la lotta di tutti, garantiti e non.

Perché il lavoro è un bene comune! Assumere il lavoro come un bene comune significa affermare che il lavoro non è una merce. Rivendicare il lavoro come un bene comune significa sottrarre la forza lavoro alla disponibilità del mercato e delle sue logiche, per assegnare al lavoro una funzione sociale, in quanto connotato da diritti di cittadinanza e di democrazia.Nei prossimi mesi saremo impegnati in questa campagna regionale sul tema del lavoro, che auspichiamo possa essere estesa a tutto il territorio nazionale, perché crediamo che sia ancora il lavoro, seppure oggi debole e disperso, la leva del cambiamento e che solo a partire dal lavoro si possa costruire l’alternativa ed aprire una nuova stagione di cambiamento in questo Paese. Perché il lavoro è un bene comune!