Su questo giornale, mesi addietro (per
l’esattezza il 19 luglio), avevamo azzardato che: «dal prossimo autunno,
con il marciare incessante della crisi economica, il tema del reddito
d’esistenza tornerà alla ribalta e il dibattito diverrà centrale nei
movimenti e anche all’interno dei partiti di sinistra». Mi si dirà, a
ragione, che non era una previsione particolarmente difficile ma, meglio
una facile previsione azzeccata che una complicata analisi fallace. Non
era a mio avviso neanche troppo difficile prevedere che una ministra
del welfare di un governo di tecnici, messo lì a difesa del credito dei
capitalisti della finanza, dichiarasse le sue preferenze personali per
l’introduzione del reddito minimo garantito, il quale rappresenterebbe
«una delle direzioni verso le quali il governo starebbe lavorando».
Questo perché siamo ormai giunti in un periodo in cui non si tratta
semplicemente di sapere se riusciremo ad “onorare” i nostri debiti
oppure, cosa ritenuta ben più grave, se la moneta dell’euro continuerà a
reggere e mantenere in piedi l’Unione europea. Siamo piuttosto in un
periodo in cui gestire il conflitto e l’antagonismo, che la dittatura
della finanza eredita ed amplifica rispetto alla passata stagione
industriale, diventa una questione estremamente complessa. Meglio
garantire la riproduzione sociale a proprie spese che rischiare
l’estinzione; meglio alleggerire il conflitto sociale offrendo la
garanzia economica di un’esistenza dignitosa che estenderlo verso esiti
imprevedibili. In altri termini: il reddito d’esistenza è di fatto una
questione di vita o di morte non solo per i percettori del reddito ma
anche per i dispensatori. Non è un caso che le nazioni che possono
essere definite a capitalismo avanzato hanno già da tempo assunto nei
loro ordinamenti tale politica riformista, mentre l’Italia, anche in
questo caso, registra il suo consuetudinario ritardo. Nello stesso
articolo ricordato dicevamo che nel Mezzogiorno (ed anche nel resto
d’Italia) il riformismo del Reddito d’esistenza è in qualche modo
rivoluzionario perché sottrarrebbe i giovani (e tutti coloro i quali si
trovano in condizioni di povertà) dal ricatto sociale clientelare. Dal
momento che si può contare su un reddito d’esistenza, seppur minimo, non
sono “obbligato” a condividere le relazioni clientelari, cosi come sono
libero di non obbedire ciecamente a quei valori “socialmente testati”
per i quali l’affiliazione al network di potere è la cosa determinante
per una vita dignitosa: «il reddito d’esistenza moltiplicherebbe
l’indisponibilità dei giovani meridionali a far parte dell’attuale
assetto di potere clientelare, il quale si troverebbe svuotato senza più
sudditi ai quali concedere favori ma con cittadini liberi titolari di
diritti fondamentali».
Insomma, il reddito d’esistenza può
avere un impatto economico politico del tutto rilevante, il problema è
quello di lavorarci intorno, di reclamarlo come una esigenza sociale
determinante, di obbligare le classi politiche locali a farsene
promotrici e il governo nazionale a portare a compimento quanto
preannunciato in modo non proprio cristallino.
Su queste tematiche
e, in particolare, sulle premesse teorico metodologiche del Reddito
d’esistenza comincia martedì 6, alle 15.30 presso la casa delle culture
di Cosenza, il seminario di ricerca “NEW WELFARE PER UN SUD COMUNE”
organizzato dalle Associazioni Culturali calabresi “Ciroma” e “Sud
Comune”, dal circolo tematico “Sud Alterno” e patrocinato
dall’Assessorato al Lavoro della Provincia di Cosenza. Il seminario è
articolato in quattro giornate, due prima delle vacanze natalizie e due
nel mese di gennaio 2012. Ognuno degli incontri ha un tema definito, una
introduzione, degli interventi di approfondimento ed un dibattito
critico finale. Si comincia il 6 con STRUMENTI ADEGUATI PER IL CONFLITTO
POLITICO; per continuare, all’Università della Calabria (Edificio
polifunzionale – Sala del DAM) il 14 dicembre con l’incontro su “REDDITO
D’ESISTENZA, INCHIESTA E LOTTA PER UN SUD COMUNE”. Sempre
all’Università della Calabria, il 10 gennaio, si terrà l’incontro
dedicato al tema DALLA FINANZIARIZZAZIONE ECONOMICA ALLA
FINANZIARIZZAZIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO. Il seminario si concluderà, il
18 gennaio alle 17.00 presso il Centro AUSER, con l’incontro su ASPETTI
TEORICI, PRATICHE POLITICHE E SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DEL REDDITO
D’ESISTENZA. Parteciperanno agli incontri, insieme al sottoscritto,
ricercatori, professori ed attivisti di movimento di numerose città e
università italiane: da Antonio Conti dell’Atelier romano ESC a
Fortunato Cacciatore, Vincenzo Carrieri, Walter Nocito e Salvatore Perri
dell’Università della Calabria; da Corrado del Bò e Gigi Roggero,
rispettivamente dell’Università di Milano e Bologna a Carlo Cuccomarino
dell’ Associazione Ciroma; da Franco Piperno e Arturo di Corinto, della
“Sapienza” di Roma, a Stefano Lucarelli e Andrea Fumagalli, del Basic
Income Network e professori nelle università di Bergamo e Pavia.
Nel corso
dell’ultima giornata è previsto l’intervento dell’Assessore al Lavoro
della Provincia di Cosenza Giuseppe Giudiceandrea che si intratterrà,
insieme ad Andrea Fumagalli, sulle tematiche inerenti la nuova
concezione dello stato sociale: il Welfare del Comune.
Il programma del seminario è consultabile sul sito: www.sudcomune.it . Le singole giornate del seminario sono inoltre visionabili sul sito: www.ciroma.info.
E’ importante
partecipare, è importante iniziare a discutere di Reddito d’esistenza,
strumento decisivo per costruire le fondamenta di una rivoluzione
pacifica e possibile.
da "Il Quotidiano della Calabria" del 06/12/2012
New Welfare per un sud comune
di Francesco Maria Pezzulli
19 / 3 / 2012