3 iniziative contro razzismo e sfruttamento

Lotte in rete o sfruttamento infinito

In Puglia, 3 iniziative contro razzismo e sfruttamento

Utente: angelagreco
21 / 8 / 2011

  Ø  Sono passati 125 anni dalle origini della festa del 1° Maggio, e quando i «martiri di Chicago» e i loro compagni si battevano contro lo sfruttamento.

Ø  Sono già passati esattamente 22 anni dall’assassinio del lavoratore bracciante sudafricano di Jerry Essan Masslo, a Villa Literno. Era il 25 agosto del 1999.

Ø  Sono passati 11 anni dalla prima edizione della May Day, primo maggio dei precari e delle precarie, per la ricomposizione di soggettività molteplici e moltitudinarie agenti.

 Eppure siamo sempre più sfruttati. I braccianti nei loro campi, i precari nei loro carsici equilibri, i cognitari davanti al computer, gli operai nelle fabbriche…  Sembra ancora lunga la strada della ricostruzione di una soggettività conflittuale forte che sappia imporre efficacemente dignità, libertà, eguaglianze.

Crediamo sia  venuto il momento per dare accelerazione e nuove possibilità a questa ricomposizione. È il compito che ci aspetta nel prossimo futuro.

 Ø  Mercoledì sera, 24 agosto, a Nardò, ci sarà una manifestazione di solidarietà con i braccianti-migranti che in provincia di Lecce da oltre un mese stanno portando avanti una lotta per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita. La manifestazione è indetta dalla Cgil (inutile ricordare ora la responsabilità di questa situazione – fino all’ultimo accordo di contrattazione – anche di questo sindacato), ma chiamiamo tutti a partecipare proprio perché la lotta è stata condotta dai migranti,con la solidarietà di compagni che con della Cgil non condividono nulla.

Ø  Giovedi 25 agosto, Bari, piazza Umberto, h. 16.30. Basta razzismo e sfruttamento. Manifestazione regionale antirazzista, A sostegno dei braccianti di Nardò e delle loro rivendicazioni; contro il caporalato ed il lavoro nero, per assunzioni regolari, salari giusti ed il rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro. Per il riconoscimento della protezione internazionale ai rifugiati provenienti dalla Libia - indipendentemente dalla nazionalità. Per la chiusura del C.a.i. di Manduria. Per un sistema di accoglienza che garantisca ai migranti condizioni dignitose ed il rispetto dei loro diritti. Contro il razzismo, le discriminazioni, la precarietà. Per la libera circolazione ed il permesso di soggiorno per tutte e tutti.

Ø  Venerdì 26 agosto, alle h.18.00, a Sannicola (Lecce), assemblea “Giustizia in agricoltura, giustizia per l’agricoltura”, analisi della realtà del settore e individuazione di percorsi di lotta. Promossa da Agricoltura bene comune.

Invitiamo tutti alla partecipazione attiva.

La lotta dei braccianti/migranti tocca un nervo scoperto delle dinamiche del biopotere.

Sia il processo di trasformazione dell'agricoltura e del sistema alimentare, sia le lotte sui diritti dipendono sempre più dalla produzione e dal controllo dell'informazione. Anche dell'informazione genetica. Infatti, una delle lotte più interessanti degli ultimi anni è quella che riguarda la proprietà dell'informazione genetica contenuta nei semi. Qui i termini “proprietà” e “informazione” segnalano immediato il nesso tra le tematiche della t/Terra e l'insorgenza della comunicazione, così come le tematiche del consumo sono legate ai temi del precariato, del reddito, del caro-vita. Una cospirazione sociale deve partire anche da una nuova agricoltura che valorizza che comprende tra i propri obiettivi la qualità delle relazioni sociali (che altro non sono che i rapporti di produzione) e la qualità dei prodotti, lo sviluppo equilibrato tra nuova agricoltura, turismo responsabile, cultura.

 Consumo, agricoltura, alimentazione e le tematiche legate all'ambiente e alla t/Terra non possono essere più considerate attività produttive e forme di vita qualitativamente differenti e isolate. Come tutti gli altri settori, diventano sempre più biopolitiche. Questo divenire comune è una delle condizioni che rendono possibile l'esistenza delle lotte in rete.

Le lotte di ogni settore diventano le lotte di tutti gli altri. Le lotte più innovative non sono lotte chiuse e limitate a un singolo settore della popolazione, ma al contrario aprono per chiunque nuove prospettive su questioni fondamentali come l'ecologia, la povertà, lo sviluppo sostenibile e su tutti gli aspetti della vita. In termini filosofici si può dire che ci sono molti modi singolari di dare vita a una comune sostanza del lavoro: ogni modo ha una propria essenza singolare, e nondimeno tutti partecipano a una sostanza comune. Non possono esistere conflitti che non sappiano agire, in forma parallela, intrecciata e collegata, su due direttrici: la contestazione e il conflitto relativo all'esistente da un lato, la creazione nel qui ed ora delle alternative possibili e auspicabili dall'altro.

 Info. marc tibaldi

[email protected]

3393667470

 

 Ps. Si allega l’articolo di Carlo Petrini,  tratto da La Repubblica di sabato 20 agosto.

Contro il caporalato

Le cronache di questi giorni parlano di uno sciopero di braccianti africani nelle campagne del Salento contro l´arroganza di una istituzione che da anni prospera nel mondo agricolo meridionale: il caporalato. La masseria Boncuri nel comune di Nardò è una struttura di accoglienza per braccianti immigrati impegnati nella raccolta del pomodoro. Le condizioni di vita di questa comunità sono disumane.

Ammassati sotto tende questi lavoratori subiscono la selezione dei caporali che impongono carichi di lavoro sempre più gravosi per una misera paga. I caporali speculano sul lavoro di queste persone con vessazioni e taglieggiamenti. Stipati come bestie su pulmini senza sedili i braccianti sono trasportati nei campi, costretti a pagare questo trasporto indegno. L´assenza dello Stato è totale. Non si vedono forze dell´ordine, finanzieri, ispettori del lavoro; il campo è libero per un caporalato violento, retaggio di un mondo di antica miseria.

Ora che la misura è colma, la rabbia dei migranti è divenuta lotta contro l´ingiustizia. Incrociano le braccia per far valere i loro diritti e la dignità di esseri umani. Leader di questa battaglia, è un giovane studente camerounense. Dal politecnico di Torino dove studia ingegneria, Yvan Sagnè si è trasferito nel Salento per pagarsi gli studi con il lavoro stagionale della raccolta di pomodori. La scorsa notte è stato picchiato a sangue e, invece di tutelare il suo diritto di protestare, è stato rispedito a Torino per garantire la sua incolumità. Mi viene da chiedere se Yvan Sagnè conosce la vita di Giuseppe Di Vittorio che esattamente un secolo fa organizzava le lotte contadine in Puglia. Figlio di braccianti che lavoravano la terra dei marchesi Rubino-Rossi di Cerignola, il giovane Di Vitttorio, pur faticando nei campi, imparò da autodidatta a leggere e scrivere e maturò una coscienza politica e sindacale che mise al servizio delle lotte bracciantili. Divenne la più autorevole figura del sindacato.

Oggi il nuovo Di Vittorio nelle campagne salentine ha la pelle nera. Sono passati cento anni e il proletariato agricolo viene da paesi dove si vive di stenti. Come è possibile che in questa nostra Italia, nella terra di Di Vittorio, possa prosperare una nuova forma di schiavismo? A pochi chilometri da questi campi, sulle spiagge assolate di questo angolo di Mediterraneo, migliaia di giovani vivono le vacanze agostane; molti non conoscono il dramma dei loro coetanei africani. È giunto il momento di indignarsi rispondendo all´appello e alla mobilitazione contro il caporalato che Cgil, Comune di Nardò, Associazioni democratiche e artisti pugliesi realizzeranno il prossimo mercoledì, 24 agosto, nella città salentina. Un modo concreto per aiutare questi ragazzi che da quindici giorni sono senza salario e farli vivere in maniera più decorosa.

Assistiamo a queste forme di sfruttamento e al contempo al disastro dei prezzi. In molte regioni la frutta viene lasciata marcire perché i prezzi pagati ai contadini sono così irrisori che non conviene raccoglierla. È giusto ricordare il monito di Pier Paolo Pasolini: «Quando contadini e artigiani spariranno, sarà la fine della nostra storia». Oggi i nostri contadini sono anche gli africani che raccolgono i pomodori, i macedoni nelle vigne del barolo, gli indiani che accudiscono le vacche in pianura padana, i magrebini e i polacchi negli alpeggi. Questa umanità va difesa e tutelata.

Da Repubblica del 20 agosto 2011