Lettera aperta a Gianni Alemanno

Alfonso Mandia

14 / 9 / 2009

Egregio signor Sindaco, Le scrivo a proposito dell'incontro che avrà Martedì prossimo, quindici Settembre, in Campidoglio, con una nostra delegazione.

Scrivo “nostra” perchè faccio parte di quello sparuto drappello, che però si avvia a far cifra da grandi numeri, di cittadini e cittadine che tentano di resistere alla marea montante di razzismo abbrutimento ed ignoranza sotto la quale sta affogando il nostro paese in generale, la nostra città, che Lei amministra, in particolare.

Uomini e donne che non ne possono più di vivere soffocati dal clima di sospetto, delazione e cinismo che si respira ormai ovunque, a partire dai luoghi propri di quelle stesse istituzioni che, soltanto per farLe un esempio, nel nome di una supposta protezione sociale chiudono l'erogazione dell'acqua alle fontanelle pubbliche perchè altrimenti ci si lavano gli zingari, stanno tentando di richiamare la Sua attenzione, inascoltati gli uni e le altre, quando non strumentalizzati.

Studenti decisamente incazzati, mi perdoni l'espressione colorita, alla vista del teatrino di una classe politica indecente, vergognosa, che ormai ruba, imbroglia, intrallazza alla luce del sole, senza ritegno alcuno, sebbene disorientati di fronte all'indifferenza nella quale si sta consumando lo smembramento e la criminalizzazione delle loro vite e di una delle università più prestigiose del mondo stanno urlando ormai da tempo tutta la loro indignazione, inascoltati anch'essi.

Padri di famiglia pervasi dal senso di umiliazione di chi si ritrova dalla sera alla mattina in mezzo ad una strada senza possibilità alcuna di mantenere la propria famiglia come dignità vorrebbe, che per conquistare una scheggia di vita possibile salgono sui tetti, occupano case, rischiano arresti, manganellate, la vergogna di una cella vista soltanto nei film, La stanno rumorosamente e pacificamente “esortando” a trovare una qualche forma di dialogo, ma in cambio ricevono la Social Card e la patente di mafiosi che fanno racket sulle occupazioni, mentre quelli veri, di mafiosi, mi permetta la schiettezza, fanno affari in parlamento.

Intere comunità di migranti che vivono nel terrore proprio di chi è costretto ad un'esistenza da fantasma e nonostante il clima da ventennio che da troppo tempo sta galvanizzando quella che a mio modo di vedere è la parte peggiore e più pericolosa di questa nostra martoriata società sono coraggiosamente in prima fila nei cortei e nel quotidiano a rivendicare il diritto ad una vita degna, ma a Lei questo sembra non interessare.

Mi piacerebbe, Egregio signor Sindaco, che Martedì mattina pensasse a questa parte di popolazione con il rispetto che si dovrebbe, secondo i più naturali principi di civiltà e democrazia, a chi difende un'idea, di vita, di rapporti, di lavoro, di dignità.

Lei che, figura istituzionale di uno Stato almeno formalmente democratico, difende la Sua al punto di portare ancora, presumo, la croce celtica appesa al collo.

La saluto cordialmente

Alfonso Mandia