Le Radio Comunitarie honduregne: la voce della resistenza

22 / 4 / 2011

Il controllo dei mezzi di comunicazione è un fattore fondamentale alla riproduzione e mantenimento del potere. Si chiama “fabbricazione del consenso” ed è stato un elemento cardine delle dittature nazifasciste del secolo scorso, come dell'attuale governo hondureño che, attraverso la concentrazione dei media nelle proprie mani, ha trasformato la democrazia in una sua falsa copia. Lo sanno bene i comunicatori popolari, che attraverso i media indipendenti riescono a creare spazi di discussione e democrazia anche nei paesi in cui ne è rimasta poca.

In Honduras, dove la manipolazione della verità è pratica comune da parte dei giornalisti, le radio comunitarie si sono rivelate uno strumento fondamentale per il movimento antigolpista: uno spazio per moltiplicare le molte voci della resistenza e, allo stesso tempo, raggiungere e conscientizzare chi nei giorni del colpo di stato non si trovava nelle strade di Tegucigalpa.

Le radio comunitarie non sono solo radio impegnate politicamente e socialmente, capaci di dar voce a chi è stato messo a tacere, ma sono di proprietà della comunità stessa, che si esprime attraverso i suoi microfoni. Può esistere un coordinatore o un presidente, ma le decisioni vengono prese collettivamente e tutti partecipano a titolo volontario: Brendaly Rivas di Radio Durugubuty (San Juan Tela) spiega che “quando ci sono soldi iniziano i problemi: tutti ci vogliono mettere mano, mentre quando non c'è di mezzo il denaro tutti lavorano più tranquilli”. Le radio comunitarie non hanno scopo di lucro, e si finanziano grazie alla solidarietà, alle inserzioni pubblicitarie da parte di organizzazioni “amiche”, o a lotterie che vengono organizzate all'interno della comunità stessa.

In un paese come l'Honduras, dove l'oligarchia tenta di schiacciare culturalmente i popoli indigeni ed afrodiscendenti, le radio comunitarie rappresentano uno strumento imprescindibile per la resistenza all'assimilazione culturale: i locutori sono liberi di parlare la lingua del popolo a cui appartengono e denunciare il saccheggio che l'élite al potere sta portando avanti nei loro territori ancestrali.

Secondo Salvador Zuñiga del COPINH (Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras), “Le radio comunitarie sono diventate una spina nel fianco dell'oligarchia”. Di conseguenza, per evitare che la spina nel fianco bruci troppo, la oligarchia honduregna tenta in tutti i modi di eliminarla.

Nel gennaio 2010 Radio Faluma Bimetu (Triunfo de la Cruz), che da quattordici anni denuncia la costruzione di megaprogetti turistici nella bellissima costa caraibica dell'Honduras, è stata derubata delle sue apparecchiature ed incendiata.

Sulla costa pacifica dell'Honduras, dove la ADEPZA (Asociación para el Desarrollo de la Peninsula de Zacate Grande) sta portando avanti un'intensa lotta contro l'oligarca Miguel Facussé - che vuole rubare ai contadini più di 5000 ettari di terra - la situazione è altrettanto tesa.

“Io ed un compagno siamo stati all'Incontro Emisferico contro la Militarizzazione a La Esperanza, e lì è nata l'idea di aprire una radio per informare su quello che sta succedendo ogni giorno a Zacate Grande e in altri posti. Informare la gente, coscientizzarla sulla lotta che stiamo portando avanti, e perchè tutti siano coscienti di quello che sta facendo Miguel Facussé, e non stiano lì con gli occhi chiusi”, mi ha raccontato Elba Yolibeth Rubio, corrispondente de La Voz de Zacate Grande. Elba ed altri ragazzi di Zacate Grande, tutti giovanissimi come lei, hanno partecipato alla Scuola di Comunicazione Popolare di COMMPA: hanno imparato a costruire una notizia, ad utilizzare le attrezzature e a perdere la paura del microfono. “Ad ogni modo, prima di formare comunicatori formiamo coscienza: una persona non può comunicare la resistenza del popolo se non ha formazione politica”, mi ha detto uno dei ragazzi di Zacate Grande.

La notte precedente l'inaugurazione della radio, il 13 aprile 2010, sulla comunità tuonarono raffiche di spari a scopo intimidatorio. Elba Yolibeth Rubio racconta che “il giorno seguente, subito dopo aver terminato la inaugurazione, Miguel Facussé mandó uno dei suoi uomini a picchiare un compagno. Noi eravamo allerta per qualsiasi cosa, e abbiamo passato la denuncia per tutte le radio comunitarie e per Internet. Dopo un mese arrivarono più di 300 poliziotti, in una comunità di solo 50 persone, e misero un nastro adesivo intorno alla radio che diceva “scena del crimene, non oltrepassare”, come se lì nella radio fosse stato ucciso qualcuno, e dissero che se la radio avrebbe continuato a funzionare, chi avrebbe risposto di tutto questo sarebbero stati I compagni che già aveva un ordine d'arresto. Però anche loro furono d'accordo che continuassimo a trasmettere. I bambini ora sono terrorizzati, quando vedono un poliziotto corrono via piangendo, perchè hanno paura gli facciano qualcosa”.

Il 15 dicembre 2010, mentre stavano coprendo l'evacuazione di una comunità da parte della polizia, due corrispondenti de La Voz de Zacate Grande furono arrestate ed aggredite. Il 13 marzo scorso, il presidente del Consiglio di Amministrazione de La Voz de Zacate Grande è stato minacciato e poi ferito ad una gamba con un colpo di arma da fuoco. A seguito dell'aggressione, la polizia ha telefonato alla redazione chiedendo di “non fare scandalo”.

Anche le radio del COPINH sono state vittima di intimidazioni. Tomas Gómez Lembreño, corrispondente de Radio Guarajambala, denuncia che “sono state mandate in modo sistematico scariche elettriche ai trasmissori, in modo da danneggiare le nostre attrezzature. Il 5 gennaio arrivarono gli uomini di SEMEH (Servicio de Medición Eléctrico de Honduras), un'impresa di Arturo Corrales Alvarez, che ha mandato gente di Tegucigalpa perchè ci tagliasse la luce senza il dovuto previo avviso di otto giorni. Ci hanno anche minacciati dicendo che non voleva più ascoltare la radio, che se continuavamo a trasmettere sarebbero venuti a portar via le apparecchiature della radio, dicendo che è una radio di rivoltosi, una radio che disinforma”. Prima di allontanarsi, gli uomini del golpista Alvarez cercarono di investire alcuni integranti del COPINH che si trovavano fuori dall'edificio.

“Di fronte all'intensificazione della repressione per mettere a tacere le nostre voci, si vede rafforzata l'alleanza delle nostre radio e dei nostri mezzi di comunicazione”, scrivono le radio comunitarie honduregne nel comunicato che segna la nascita della Red de Radios Comunitarias de Honduras (Rete di readio comunitarie dell'Honduras).

Il 6 febbraio 2010, dopo solo un mese dall'incendio e grazie alla solidarietà di molti, Radio Faluma Bimetu riprende le trasmissioni, e con una potenza maggiore a quella precedente. Contestualmente alla riapertura venne organizzato l'incontro “Por el derecho a la difusión de nuestras voces”, durante il quale varie radio comunitarie del paese crearono una rete. La reazione di fronte agli episodi di repressione – sempre più frequenti a partire dal colpo di Stato -, la possibilità di intercambiare materiale e competenze, la necessità di creare proposte comuni per quanto riguarda la legislazione sui media, nel quadro del processo costituente intrapreso dai movimenti sociali, sono le necessità che hanno aperto il cammino alla nascita della Red de Radios Comunitarias de Honduras.

L'attacco del regime alle radio comunitarie si muove anche sul piano legislativo, a dimostrazione dell'importanza del loro ruolo nella resistenza. Con la falsa scusa che esiste un alto grado di saturazione nell'occupazione dello spettro radioelettrico, la Comisión Nacional de Telecomunicaciones (CONATEL), sta minacciando di sospendere la concessione dei permessi e delle licenze alle frequenze radioelettriche destinate alle stazioni di bassa frequenza. Ossia, alle radio comunitarie. A questo rispetto, commenta Tomas Gómez Lembreño: “Questa è una chiara minaccia alla libera espressione dei mezzi di comunicazione dei popoli, i mezzi di comunicazione alternativi. Cercano il modo di chiuderli, nonostante il Convegno 169 dell'OIT crea l'opportunità che esistano radio comunitarie dove si divulghi la informazione necessaria alle nostre comunità e in difesa delle nostre risorse naturali. Noi crediamo che si tratti anche di una repressione nei confronti dei movimenti sociali indigeni del nostro paese, per fermare la nostra lotta per costruire un Honduras migliore”.

(Emma Volontè)