Negli anni ’70, nella pienezza dei movimenti di partecipazione democratica per la trasformazione egualitaria della società, i fascisti La Russa e Gasparri erano dalla parte della strategia della tensione che auspicava un regime autoritario a suon di bombe, stragi e complotti.

Le infamate di gasparri e La Russa

Giù la maschera, fascisti in doppiopetto!

19 / 12 / 2010

Le infamate d Gasparri e La Russa

Il “volscevico “ Vincenzo Miliucci

La mia generazione ha speso la propria gioventù per salvare l’Italia dal golpismo e stragismo: le contrade e le città italiane sono piene di lapidi che ricordano il sacrificio di centinaia di nostri coetanei, i “nuovi partigiani”.

Così come ha combattuto nei luoghi di lavoro e nel paese per conquistare la dignità del lavoro e un parziale stato sociale, negato da potenti corporazioni e dal padronato.

E allo stesso tempo per scrollarci di dosso il soverchiante fardello di istituzioni, ordinamenti e uomini  del ventennio fascista.

Nel mentre che i fascisti La Russa e Gasparri erano parte di quel MSI sedizioso e squadrista  al servizio della borghesia e che tanti lutti ha procurato tra i lavoratori, gli studenti, gli antifascisti.
L’indulgenza togliattiana e democratica Costituzione hanno permesso a questi di autoalimentarsi e di fare ulteriori malefatte, ma il disprezzante giudizio storico su di loro – sul loro focoso reiterare  l’appartenenza fascista – è un sentimento comune degli italiani: è scritto nelle migliaia di epigrafi che ricordano l’olocausto partigiano e le vittime delle decine di stragi impunite.

Solo il troiaio berlusconiano – la perdita di senso e valori della democrazia costituzionale repubblicana – permette a costoro di occupare posti altezzosi e di sputare quotidiane – bavose – provocatorie sentenze.

La storia non è finita! Non moriremo Berlusconiani!!

Non è detto che costoro non tornino nei luoghi di origine, le fogne!

I Gasparri, Alemanno, Storace, si portano ancora appresso l’incubo dei calci in culo presi ripetutamente negli anni ’70 dagli antifascisti autonomi di “via dei Volsci”.

Il Presidente della Corte Costituzionale dell’epoca, Giuseppe Branca, ebbe modo di ringraziare pubblicamente gli autonomi, per l’operazione di nettezza urbana esercitata a Roma nei confronti  del rigurgito dei rifiuti fascisti.

Sono orgoglioso di mio figlio Mario: equilibrato, serio, responsabile, già uomo europeo e lungimirante, nonostante il fosco avvenire che si prospetta per la sua generazione.

Mario è stato educato alla tolleranza e la rispetto soprattutto dei più deboli, alla solidarietà e alla partecipazione sociale. Il 14/12 era a manifestare, consapevole di quali e quante sfide sono addossate alla “generazione precaria“.

E’ stato rastrellato a caso insieme ad altre decine di giovani, a cui  è stato fatto assaggiare il sadismo di celle di sicurezza gelide e sudice, il cui unico giaciglio era il pavimento lercio, lasciati senza cibo. Fatti oggetto di scherno, vessazioni psicologiche e minacce “genovesi”, di ritornelli  inneggianti  il nazifascismo.

Il ministro Maroni se non vuole diventare l’emulo di Kossiga, prima di scagliare gli strali contro il movimento, si guardi in casa propria! Veda e sanzioni il comportamento illegale dei corpi di polizia. Bonifichi ed espella le numerose “mele marce”, che a Napoli e Genova nel 2001 torturarono e ferirono nelle caserme e nelle piazze, che uccisero Aldrovandi e altri ancora, che ogni anno aggiornano la statistica dei danni procurati a migliaia di giovani, diversi e immigrati. Provveda innanzi tutto alla rieducazione e alla formazione costituzionale dei “servitori dell’ordine”, che tuttora vedono nel manifestante, nel cittadino, un essere inferiore, su cui si può infierire, vituperare, produrre prove false, “sicuri dell’impunità”.

Su Mario Miliucci pende un disegno persecutorio, quello di utilizzarlo come capro espiatorio e monito nei confronti della rivolta della “ generazione precaria” alla spudoratezza della classe politica dominante.

In quanto manifestante è reo di “resistenza  alle nefandezze del governo” , un reato a cui si sentono accomunati almeno 40 milioni di italiani!

Mario porta un cognome specchiato, integerrimo e rispettato (anche dagli avversari e financo dai funzionari di polizia)  luoghi comuni, banalità, meschinerie e falsità possono servire solo ad influenzare coscienze tiepide e magistrati asserviti.

Mario va liberato e prosciolto, la “generazione precaria” è un bene prezioso per la democrazia e per garantire un avvenire a questo paese.

http://www.rednest.org/