Giorno 26 febbraio c'è stato un “richiamo” esplicito del nostro premier riguardo la scuola. Egli sostiene che la Scuola non educa e che gli insegnanti inculcherebbero agli alunni principi contrari agli insegnamenti dei loro genitori. Inoltre il Premier sostiene che la libertà è quella di iscriversi in scuole private.
È paradossale e inaccettabile che un presidente del Consiglio, chiamato
a incarnare e tutelare la cosa pubblica, attacchi frontalmente la
scuola pubblica e quindi milioni di persone che in questa credono e
alla quale quotidianamente dedicano, in condizioni spesso molto
difficili, la loro personale fatica.
In effetti parecchie volte ci è capitato di inculcare
in queste povere generazioni “improvvidamente” affidateci, valori di
rispetto reciproco, dialogo, solidarietà e amore per lo studio e
l’impegno quotidiano (oltre allo svolgimento dei programmi didattici
regolarmente portati a termine naturalmente). Ci è capitato di dover
spiegare che i modelli imposti dai programmi televisivi trash non sono
sempre giusti, ma possono essere fuorvianti e poco consoni ad una
società che dovrebbe altresì richiamarsi a valori di pace, giustizia e
impegno sociale…
Ci sono insegnanti che
parlano di legalità, dei danni della mafia, del consumo critico, del
consumo dell’acqua. Parlano di diritti umani e della povertà nel mondo.
Spiegano cosa significa boicottare alcune marche che operano politiche
aziendali scellerate. Presentano loro Gandhi, Martin Luther King e la
nonviolenza. E cercano di far capire loro l’importanza di non
discriminare nessuno, mettendo al bando il razzismo e gli atteggiamenti
omofobi e aggressivi, nel pieno rispetto della dignità umana e della
Carta Costituzionale.
Ma la scuola pubblica è
ormai privata dei beni più preziosi: risorse umane, intellettuali e
finanziarie. I fondi economici sono reperibili, ma sono sottratti alle
scuole statali e dirottati per sovvenzionare gli istituti privati,
depauperando le strutture pubbliche.
La scuola
pubblica è impoverita anche di risorse umane con licenziamenti di
massa, come ormai sono realisticamente definiti i tagli al personale.
Viene voglia di diventare davvero "fannulloni", "pelandroni" e
"assenteisti". Quando diventa difficile anche fare scuola, fare
cultura, esserci.
Ma quando ci si rende conto
che in certe realtà la scuola è realmente "l'unico baluardo di civiltà
e di lotta alla criminalità", quando ci si rende conto che senza di
essa per molti giovani il destino avrebbe un unico corso, allora ci si
indigna di più. E il nostro impegno è maggiore.
Nel
III Congresso dell’Associazione a difesa della Scuola Nazionale del
1950 Piero Calamandrei, riferendosi al “partito dominante”, affermava
che lo stesso, per impadronirsi delle scuole <<Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad
impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole
private… Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole
private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a
consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono
migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come
ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che
saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole
pubbliche alle scuole private…>>. Queste parole oggi suonano più che mai attuali e
proprio per questi motivi abbiamo affisso sulla recinzione
dell’Istituto “Tommaso Campanella” uno striscione recante la scritta “I love scuola pubblica contro chi educa al Bunga Bunga”.
I Docenti e gli Studenti di Lamezia per la Scuola Pubblica