La potenza del tumulto nella continuità costituente

Quattordici Dicembre Duemiladieci, just a perfect day

Utente: Ada
20 / 12 / 2010

quattordici dicembre duemiladieci.

just a perfect day...it's such a perfect day, I'm glad I spent it with you...

Una giornata che inizia presto. Una mattina fredda col gelo nelle ossa. Un viaggio verso Roma con i compagni di sempre e i compagni trovati per strada.

Finalmente arrivo alla Sapienza, abbraccio i compagni e i fratelli che vedo sempre troppo poco, e penso "oggi siamo davvero tanti, oggi stiamo tutti insieme, oggi ci riprendiamo ciò che è nostro".

Foto, video, sms su global, organizziamoci, comunichiamo.

Il corteo parte e si comincia a camminare per le strade di Roma, passo lento, poi più svelto, poi più avanti.

Ecco il Colosseo, qualche giorno prima occupato da studenti e studentesse, come tanti altri monumenti del "bel paese", come tante altre strade, stazioni, aeroporti, autostrade: abbiamo bloccato tutto per bloccare il ddl Gelmini, per bloccare l'ennesima riforma universitaria che distrugge e dequalifica la nostra formazione, le nostre vite precarie.

"Hic sunt leones", eccoli i leoni, gli altri leoni, i miei fratelli e le mie sorelle, i comitati territoriali, i centri sociali, nord est, campania, abbruzzo, roma, marche, emilia romagna, ci siamo tutti.

E ripartiamo di nuovo insieme, sempre di più, sempre più determinati.

Piazza Venezia, blindati bloccano le strade, sbirri, tanti sbirri, tanti.

E pensi, "maledetta zona rossa, maledetti tutti, io sotto a quei palazzi ci voglio arrivare, mi state togliendo di nuovo, ancora un mio diritto"...sai che novità.

I libri quelli che leggo, che studio, che raccontano la mia vita, sono lì davanti, e spingono i nostri corpi, i nostri corpi resistenti, i nostri corpi ribelli, aldilà della zona rossa, aldilà del muro che si sono costruiti intorno.

Riempiamo il vuoto che li attanaglia, riempiamo il vuoto di quei palazzi lontani e stantii, riempiamoli con le nostre passioni, con la ricchezza che produciamo ogni giorno, con la potenza collettiva e l'energia che sprigioniamo.

Oggi vogliamo sfiduciare Berlusconi dal basso, facciamo cadere questo governo incapace di rispondere alla crisi, un governo che sta distruggendo diritti e territorio. Tutti insieme, uniti, per dire che il governo Berlusconi non ha nessuna fiducia. Far cadere questo governo significa anche far cadere tutte le leggi vergognose, il cui unico responsabile non è solo questo esecutivo, ma una parte di paese che ci ricatta, ci violenta, ci toglie il futuro.

Tagli alla formazione e alla ricerca, città deserte di vita e riempite da forze dell'ordine e ordinanze, migranti respinti e rinchiusi in prigioni, privatizzazione dei beni comuni, ricatti a Pomigliano, lavoratori cassaintegrati e licenziati, spese di guerra che non vogliamo e opere pubbliche inutili e dannose, precari senza reddito, che lavorano in nero, che studiano e lavorano per pagare le tasse sempre più alte, con un affitto troppo caro da pagare, con i conti che non tornano mai a fine mese.

Io non me ne voglio andare, voglio restare, cambiare il presente, costruirmi un futuro, perchè anche quello ci hanno tolto.

Un'intera generazione prende parola con forza, esprime determinata la sua rabbia, la sua indignazione.

Come l'ha definita un mio compagno e fratello, una "generazione a banda larga" in rivolta chiede nuovi diritti, consapevole del futuro che gli è stato strappato.

La risposta del potere è subito violenta. Manganelli, lacrimogeni, cariche, blindati che ci impediscono di arrivare sotto Montecitorio, dove si sta decidendo il futuro dei palazzi, non di certo il nostro futuro, quello da oggi vogliamo determinarlo noi.

Si va avanti.

Ed arriva improvvisa, inaspettata (o forse no) la notizia della compravendita dei 3 voti che consegnano la fiducia a Berlusconi.

Silenzio, assordante silenzio. Sguardi cupi. Volti rabbiosi, indignati.

Piazza del Popolo accoglie il corteo. E a quel punto i milioni di corpi che lo compongono, che tengono i libri scudo, sciolgono le loro parole in un fiume in piena che travolge Roma, che vuole arrivare sotto quei palazzi per esprimere il proprio sdegno.

Non siamo più impotenti, abbiamo aperto le pagine di quei libri e ne abbiamo scaraventato in faccia al potere le frasi, parola dopo parola.

La rabbia esplode, la piazza colma resiste alle cariche pesantissime dei blindati e delle forze dell'ordine, l'aria irrespirabile, densa di gas cs, la reazione potente, le fiamme alte verso il cielo scuro, applausi di gioia, ci riprendiamo il nostro presente, carichiamo di significato una giornata che fino ad allora era stata sequestrata, offesa dal mercato dei voti che andava in scena a Montecitorio.

Desideri, passioni che prendono corpo e rifiutano l'indegno spettacolo di una città militarizzata, di una democrazia inesistente e che noi abbiamo rovesciato in una democrazia del tumulto.

Ci riprendiamo le nostre vite precarie, e costruiamo insieme un'altra storia.

Il 14 dicembre a Roma ci siamo andati in tanti, diversi, ma con un corpo comune.

Una scommessa che Uniti contro la crisi ha fatto alcuni mesi fa, e che il 14 dicembre a Roma ha dato atto a una dinamica straordinaria, tra la ricerca di una ricomposizione sociale indispensabile e l'agire di una potenza collettiva che fa paura a quei palazzi che si nascondono, si barricano.

Un comune che si ritrova, e che ora dobbiamo potenziare e rilanciare in avanti.

In piazza tante realtà territoriali diverse e migliaia di studenti medi e universitari, tutti uniti nell'obiettivo comune di riprendersi i propri diritti e costruire in maniera autonoma il proprio futuro.

Un percorso iniziato già da alcuni mesi e che il 14 dicembre è esploso nelle strade di Roma, diverso da tutti quei paragoni che ci vogliono appiccicare addosso, nuovo rispetto al passato, perchè la storia cambia, mutano protagonisti, trame, scenari e situazioni.

Ma il passato lo portiamo dentro di noi, con le nostre storie diverse, il passato ci ha condotto a quello che siamo oggi. I movimenti degli anni passati hanno sedimentato le tante realtà di lotta territoriali che oggi producono conflitto in questo paese.

Non esistono più gli spettri del passato, oggi abbiamo scritto un altro pezzo di storia.

Siamo tornati a casa, coi muscoli stanchi, con gli occhi rossi, con i vestiti appestati dai cs, ma col sorriso sulle labbra, perchè anche se questo governo è sopravvissuto con la compravendita di 3 voti, noi ci siamo ripresi il nostro presente, abbiamo costruito insieme una giornata di conflitto incredibile. Nei palazzi continuano a sopravvivere ma sono già morti, come chi negli ultimi giorni vorrebbe frenare la nostra ribellione, vorrebbe darci dei marginali, dei violenti.

Noi rispondiamo che la violenza è quella che esprimono i palazzi, quella dei manganelli e dei blindati con cui si chiudono alla realtà, quella delle loro leggi vergognose, quella del loro linguaggio pornografico, quella della loro lontananza dalla realtà, del loro non ascoltare le esigenze di un paese, di una generazione che va dai 15 ai 40 anni.

Noi non ci facciamo intimorire da ministri, scrittori, intellettuali, giornalisti, professori, noi continuiamo a vivere per le strade, nelle università, nei nostri spazi autogestiti, convinti che si è aperta una nuova fase costituente, sicuri che non finisce qui.

Come diceva global project il 14 dicembre, la fiducia è nei nostri corpi.

Lotte studentesche, lotte territoriali, 16 ottobre, 30 novembre: negli ultimi mesi c'è stata un'accumulazione di forza, di spazi politici che ha portato al 14 dicembre 2010.

Ora bisogna incrementare quest'accumulo.

La domanda che dobbiamo porci è: come dare continuità al movimento che è esploso?

Le risposte le troveremo tutti insieme.

Il 14 dicembre 2010 a Roma c'è stata una fiammata, da lì ricominciamo a parlare, a costruire nuovi persorsi costituenti.

Sempre "con uno sguardo all'immediato, uno all'infinito".

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Ada Talarico