LA MACCHINA MITOLOGICA Uso politico del mito tra antico e contemporaneo

Utente: Meyer
6 / 2 / 2014



F. Jesi (1941-1980) è stato mitologo, germanista, traduttore, storico e critico militante, studioso dai molti interessi e straordinario scrittore. Da indagatore attento dei fenomeni religiosi, ne ha visto i frequenti intrecci con la violenza e il dominio, arrivando a scrivere in modo lapidario che “ogni mito è sempre il mito di un potere”. Contro l’ideologica nozione di ‘Mito’, F. Jesi ha coniato la definizione di ‘macchina mitologica’: produzione tutta storica di ‘materiali mitologici’ che stabilizzano il potere e ne legittimano l’identità.

L'idea che ha portato a questo incontro è quella di aprire una discussuine intorno al nesso sacro-violenza-dominio, mostrando il funzionamento della ‘macchina mitologica’ nel corso del ‘900 e nei tempi più recenti.

Ne discuteranno due giovani filosofi: E. Manera e M. Tabacchini.  A seguire, gli attori di Anagoor porteranno in scena il VI libro dell’Eneide, al cui centro sta proprio il rapporto tra sacrificio-morte-fondazione di una comunità politica.


- Conversazione su FURIO JESI con gli studiosi Enrico Manera e Marco Tabacchini, a cura del Collettivo Flâneur.

Pausa con buffet

- Lettura del libro VI dell’Eneide a cura di ANAGOOR.

Ingresso libero riservato ai soci ANAGOOR.
Tessera ANAGOOR La conigliera - 4€


FURIO JESI (Torino 1941 – Genova 1980)
Storico, saggista, archeologo e germanista italiano.
Dopo aver compiuto, giovanissimo, ricerche di archeologia e storia delle religioni nell'ambito mediterraneo, pubblicando una serie di studi sul mondo dell'antico Egitto e dell'antica Grecia, si interessò - in coincidenza con il radicalizzarsi del suo impegno politico intorno al 1968 - in particolare alla sopravvivenza di miti nella cultura moderna, specialmente nell’ambito della letteratura, dell’antropologia e della politica. Importanti i suoi saggi su Pavese, Rilke, Brecht, Mann, sul movimento spartachista e sul linguaggio dei fascismi.
E’ nel corso degli anni Settanta che Jesi, contro ogni concezione ideologica del ‘Mito’, mise a punto la nozione di ‘macchina mitologica’: produzione tutta storica di narrazioni e immagini che hanno lo scopo di legittimare una forma di dominio e di fissarne l’identità. Ingranaggi di questa macchina sono stati, nella storia recente, le idee di razza, patria, sacrificio e uno dei compiti che Jesi ha perseguito negli ultimi anni della sua vita è stato quello di individuare le metamorfosi della macchina mitologica fin nella contemporanea società dello spettacolo, per disinnescarne il funzionamento violento.


ENRICO MANERA (Torino, 1973)
Dottore di ricerca in Filosofia presso l’Università di Torino, insegna in un liceo scientifico. Collabora stabilmente con la rivista Doppiozero e con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza. I suoi interessi vertono sulle teorie del mito e della memoria culturale in età contemporanea e sulla convergenza di filosofia, antropologia e politica; il suo lavoro più recente è Furio Jesi. Mito, violenza, memoria (Carocci 2012).



MARCO TABACCHINI (Brescia, 1983)
Con un progetto in corso su F. Jesi, è dottorando di ricerca in Filosofia teoretica presso il Dipartimento di Filosofia, Psicologia e Pedagogia dell’Università di Verona. Collabora con le riviste «Oὖτiς! Rivista di filosofia (post)europea» e «Doppiozero». Ha inoltre curato l’edizione italiana dei testi di Michel Surya, Della dominazione. Il capitale, la trasparenza e gli affari (2011) e Georges Bataille, Il problema dello Stato e altri scritti politici (2013).



ANAGOOR
La compagnia Anagoor nasce nel 2000 a Castelfranco Veneto, su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan, ai quali si aggiungeranno successivamente Marco Menegoni, Moreno Callegari, Serena Bussolaro, Gayanée Movsisyan, Eliza Oanca, Monica Tonietto e molti altri, facendo dell’esperienza un progetto di collettività.

Dal 2004 al 2007 si dedica ad una totalizzante immersione nel teatro e nella poesia di Eschilo, studiando e mettendo in scena la trilogia dell’Orestea. Tre anni di lavoro che diventeranno uno momento fondativo del percorso e della visione artistica del gruppo.

Nel 2008 la compagnia è finalista al Premio Extra con Jeug*, un dialogo autentico seppur senza parole tra essere umano e animale, che non dimentica filtri e contraddizioni tra naturale e culturale: in scena Anna Bragagnolo e una giumenta non addestrata.

Nel 2009 in Tempesta tornano i temi cari alla compagnia: l’individuo di fronte ai vortici della Natura e della Storia sono rivisti attraverso gli umori della pittura di Giorgione, genius loci di Castelfranco e figura manifesto con cui il gruppo si presenta al Premio Scenario ricevendo una Segnalazione Speciale.

L’anno successivo, Anagoor è finalista al Premio Off promosso dal Teatro Stabile del Veneto, mentre nel 2011 entra a far parte del progetto Fies Factory e del network internazionale Apap.

Fra 2010 e 2011 la compagnia lavora all’articolato cluster di performance dedicate alla figura di Mariano Fortuny, alla memoria e all’eredità culturale: il progetto si conclude con lo spettacolo Fortuny, invitato alla Biennale di Venezia diretta da Alex Rigola.
Contemporaneamente con Tempesta Anagoor avvia una tournée internazionale che la conduce in Inghilterra, Danimarca, Portogallo e Francia.

Nel 2012 debuttano il film - concerto Et manchi pietà sulla vita della pittrice Artemisia Gentileschi, e L.I. Lingua Imperii il nuovo lavoro teatrale della compagnia: un canto corale attorno ad antiche odiose abitudini secondo le quali, nelle forme della caccia, alcuni uomini si sono fatti predatori di altri uomini e, ancora nel XX secolo, hanno intriso il suolo d’Europa del sangue di milioni di persone.

Nel 2013 la compagnia Anagoor è stata insignita del Premio HYSTRIO - CASTEL DEI MONDI.
Ha debuttato con la prima regia di un’opera: Il Palazzo di Atlante di Luigi Rossi (1642), libretto di Giulio Rospigliosi, alla 63° edizione della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini.
Simone Derai è stato insignito del premio "Jurislav Korenić“ come miglior giovane regista per lo spettacolo "L.I. | LINGUA IMPERII" di Anagoor al GRAND-PRIX del 53mo Festival MESS di Sarajev


FLÂNEUR
Il collettivo è nato nell'ultimo anno a Castelfranco Veneto, da un comune interesse per l'opera di Furio Jesi. Il nome del gruppo deriva dalla meditazione di W. Benjamin (filosofo di riferimento per l’autore torinese) attorno alla figura del girovago metropolitano, del nomade urbano che si espone agli incontri casuali, muovendosi non in base alla mappatura del noto ma alla potenza del nuovo. Il flâneur “si sa per sempre liberato dalle necessità di una dimora stabile” e “si sente ovunque a casa propria”. Il flâneur guarda ogni cosa come se fosse per la prima volta e in questa prima volta, lontano dalla logica dell'utile e dal consumo, egli trova il suo luogo, singolare e comune