La ballata dell'incazzato

Utente: marcobarone
19 / 8 / 2011

Questa ballata senza che io possa ballare
è per tutti quelli che voglion urlare al mondo intero
la loro voglia di lottare e amare ed ancora lottare,
con cuor sincero eppur ancor io spero.

Sono operaio, per il padrone ora sono un guaio,
perchè deve pagar il mio non più salario,
e corron le imprecazioni nel capitale santuario.

Son mesi che il padrone dice che è un momento difficile,
che bisogna aver pazienza,
che il capitale è saggia sapienza,
che ora non può,
domani forse potrà,
pagar il mio non più mio salario,
perchè lui se può dà.
E son mesi che lavoro e vengo sfruttato,
a volte maledico il giorno in cui son nato,
a volte piango e rimpiango di aver piegato 
la testa perchè dicono che in Italia la dignità non s'è desta  .
E son mesi che lavoro e vengo sfruttato,
ma il mio non più mio salario è nelle banche padronali
e noi poveri operai mortali qui a chiederci il perchè.
Perchè i sindacati ci hann tradito?
Dicevano che ci avrebbero difeso, che il padrone non può esser offeso, calma e pazienza
che il capitale pagherà e chi la mia fame di giustizia sazierà?

Perchè i lavoratori non hann capito che il padrone presto sarebbe fuggito?
Oggi non posso, domani ci provo, fuggo e non ti trovo ed io ora a disperarmi nel lamento ove covo.

Covo giustizia, covo contro la lor furbizia, covo contro il perenne raggiro dei sindacati e dei padroni che davanti agli operai piangon lacrime di dolore e compassione ma alle spalle degli operai pranzan con il lor  salario nel capitale santuario, brindando evviva la loro illusione.

Sono incazzato.
Questa ballata senza che io possa ballare
è per tutti quelli che voglion urlare al mondo intero
la loro voglia di lottare e amare ed ancora lottare.

Incrocio le braccia, incrocio il padrone e la sua maschera di datore 
getto
con disprezzo,
ahi ahi questo è il tuo prezzo,
per amore della giustizia contro la capitale furbizia,
l'informazione fittizia,
in quel fosso dove affosso il mio esser sfruttato ed elevo il grido ora indignato.
Ora basta.
Da qui non si passa.
Ed il mio corpo dovrai attraversare,
e la mia rabbia dovrai domare,
e la mia sete dovrai dissetare,
e la mia fame dovrai saziare,
se il tuo capitale vorrai salvare.
Ma il tuo capitale non salverò,
perchè mio non più caro padrone, 
sputo la tua carota e ti percuoto con il tuo bastone,
ed ora cosa fai? 
Fingi ancor compassione?
Anche tu sindacato, prima da me amato, 
ora da me odiato, 
perchè tu hai tradito la causa proletaria
per la via carceraria dei diritti dei lavoratori,
a sostegno del porco danaro dei vili oppressori,
che ora hann ucciso lo statuto dei lavoratori.
Ma io non mi piego, 
io non mi affanno,
io semplicemente ora m'incazzo.

Marco Barone