Io a genova non c'ero....

21 / 7 / 2011

Io a Genova non c'ero. Avevo sedici anni appena compiuti e non c'ero per tanti motivi, il più ovvio è che nonostante i tentativi organizzati di fuga, la macchina repressiva dei miei genitori ebbe la meglio. Rimasi quei caldi giorni di luglio, mentre tutta la città si spostava al mare, incollato davanti alla tv, videoregistratore sempre acceso su rec e zapping selvaggio. Ricordo anche che guardavo specilamnete rai3, in quei giorni lì riempii quattro videocassette, non persi un secondo di quelle giornate, lì sulla sedia, davanti alla tv, il divano era troppo comodo e distante per contenere le mille emozioni contrastanti di quelle giornate. Mi affacciavo da poco alla politica, quasi fosse scontato, era il periodo del SudRibelle e a Taranto c'era una bella atmosfera, assemblee pienissime, tante mobilitazioni e poi c'era stata Napoli, le tute bianche e migliaia di ragazzi e ragazze in tutto il mondo che reclamavamo un mondo migliore possibile e io, un po' incosciamnete, un po' per istinto seguivo e mi appassionavo. Ero in stazione quando partì il treno diretto a Genova, facce sorridenti, consapevoli di andare a vivere delle giornate storiche e io, un po' sfigato ma felice di quell'atmosfera tornai sommessamente a casa. Ho tanti flash di quelle giornate, inizialmente sembrava tutto meraviglioso e poi, senza rendersene neanche conto iniziò la guerra, ricordo le immagini in diretta degli stessi giornalisti che non riuscivano a capire cosa stesse succedendo e poi la fantomatica parola, che non avevo mai sentito (eppure di assemblee un po' me ne ero fatte!!) BLACK-BLOCK! E chi saranno mai?!stranieri pensai, tra me e me. Le immagini di pestaggi e lacrimogeni scorrevano veloci, quasi fosse normale quello che stava succedendo, ogni tv aveva frame inediti ma che altro non erano chela descrizione di un terrificante teatro di guerra. Ricordo l'apprensione per i compagni che erano saliti da Taranto, (anche se da poco o di vista, in fondo gli conoscevo un po' tutti) pensavo sempre che magari c'erano zone più tranquille e magari erano al sicuro. Ben presto capii che lì non era al sicuro nessuno. Improvvisamente, mentre la battaglia per le vie di Genova continuava come se nulla fosse, la prima indiscrezione, sembrava che un ragazzo fosse morto, forse spagnolo, forse tedesco, anzi no, forse italiano... sudore freddo, si, italiano. Furono ore interminabili, non ricordo il mio stato d'animo, ma solo tanta confusione. Poi le prime immagini, quelle dello sbirro che accusa un ragazzo di averlo ammazzato lui, Carlo, con le sue pietre. Speravo stesse mentendo, sarebbe stato assurdo, ma in fondo, cosa cazzo cambiava, lì c'era qualcuno per terra, morto, in un corteo e io avevo sedici anni; il '77 per me erano solo immagini epiche in bianco e nero, lì si moriva per strada nei cortei,altri tempi, mica nel 2001 a Genova e io che volevo andarci.

Pian piano aumentavano le notizie, ricordo che la giornalista di raidue al TG della sera disse, che “tal Carlo era un noto “punk Bestia” di Genova”. Cazzo, pensai, non sai neanche di cosa stai parlando, sembra una forma aliena. E poi, solite cose, BlackBlock, zona rossa, berlusconi e gli altri grandi, manifestati violenti. L'incubo sembrava non finire mai, secondo giorno di scontri, massacro della diaz, prime indiscrezioni su Bolzaneto,una guerra civile. Ricordo anche i giornalisti, che attaccavano a muso duro, che infierivano, che parlavano di BlackBlock e persino io a 16 anni avevo capito che non esistevano e non capivo perchè continuavano a dire ste menzogne. Dicevano che quei ragazzi erano violenti e non accettavano il mondo che cambiava. Con un sorriso sulle labbra, oggi leggo articoli in cui quel movimento lì è rimpianto e apprezzato, dopo tutto sto tempo.

Oggi sono passati 10 anni,io ne ho 26, sono un attivista e sto per andare per la prima volta in vita mia a Genova. Nel 2001, Carlo aveva 23 anni e allora mi sembrava un età adulta per essere in un corteo a fare gli scontri, oggi che ne ho 3 in più di lui,mi rendo conto ancora meglio di come sia ingiusto e infame morire in quel modo, a quell'età.

Sembra che sia rimasto tutto com'era, berlusconi c'era allora e c'è oggi (seppur ormai in piena demenza senile), il capitalismo, seppur in profonda crisi è sempre più selvaggio e assassino e poi c'è la BCE, il WTO, come allora, peggio di allora. E poi ci siamo anche noi, anche io, veramente questa volta. I lacrimogeni che avevo visto a Genova dalla tv, li ho respirati durante l'onda qui a Bologna, a Torino, il 14 dicembre ed in Val Susa. E oggi siamo qui a difendere i beni comuni, l'acqua come la valle, bloccare Tremonti e la Gelmini, al fianco della Fiom e con i precari dei call-center e dei teatri,con i migranti di Lampedusa e Manduria e con gli occhi rivolti al Magreb. E allora penso che non ci hanno sconfitti 10 anni fa, siamo cambiati sì, ma sconfitti no. Credo che la mia generazione, quella che a Genova non c'era, ma che senza Genova forse oggi non ci sarebbe, ha imparato tanto da quelle giornate. Io ho imparato a credere nel mondo migliore possibile, ho imparato che voglio conquistarlo insieme a tanti e tante, diversi, nuovi, in contaminazione, UNITI. Ho capito che per cambiare dobbiamo essere quell'esercito di sognatori che diceva Marcos, ma che bisogna saper affrontare con i propri corpi la realtà, e quello che è successo il 3 luglio scorso al mio fratello Fabiano me lo ha insegnato. Ci vuole determinazione, consapevolezza ma anche tanta gioia e pazienza.

Penso a Carlo, non ho mai amato i martiri e credo neanche lui. Ho, scolpita nella mente, quell'immagine del passamontagna insanguinato, e so che il volto lì sotto non era solo il suo, ma era di tutti coloro che quel giorno c'erano e anche quello di chi c'è oggi e di chi verrà domani. Oggi, più che mai ho voglia di gridare che ci siamo,che non abbiamo dimenticato, che continueremo ad esserci, perchè Carlo siamo tutti noi.

CI VEDIAMO A GENOVA!

Roberto-  C.S. TPO Bologna