Integrazione latinoamericana: sogni e tensioni

Utente: orsetta
26 / 2 / 2010

Si è chiuso martedì a Cancun (Messico) il vertice a porte chiuse che ha riunito i capi di Stato e di Governo di 32 paesi dell'America Latina e dei Caraibi. Scopo principale dell'incontro era mettere le basi per la creazione di un nuovo spazio di concertazione e dialogo fra i paesi latinoamericani.

L'anfitrione del vertice, il presidente messicano Felipe Calderón, ha dichiarato che questo nuovo blocco regionale - simile all'OSA (Organizzazione degli Stati Americani) in cui non sono però presenti Stati Uniti e Canada - porterà al rafforzamento dell'integrazione fra i paesi latinoamericani e, di conseguenza, ad un loro maggiore peso nello scenario internazionale. Lo statuto di questo nuovo organismo, che avrà il nome provvisorio di Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi, verrà definito nei successivi summit in Venezuela (2011) e Cile (2012).

Le tensioni presenti nel subcontinente renderanno però difficile la formazione di un'organizzazione realmente coesa e - come auspicato da Calderón - capace di parlare con una sola voce. Lunedì il presidente colombiano Alvaro Uribe e quello venezuelano Hugo Chavez, da tempo coinvolti in una feroce guerra diplomatica, si sono reciprocamente insultati durante un pranzo privato. "Uribe sta cercando di sabotare il vertice", ha poi accusato il presidente boliviano Evo Morales, convinto che l'omologo colombiano agisca al servizio degli Stati Uniti. Anche l'Ecuador di Correa non è in buoni rapporti con la Colombia: l'incontro bilaterale tra i due presidenti, svolto a margine del vertice, non ha portato ad un riallacciamento delle relazioni diplomatiche tra Quito e Bogotà, interrotte nel marzo 2008 a seguito del bombardamento da parte della Colombia del territorio ecuadoriano.

Un altro elemento che fa presagire possibili frizioni nel processo di integrazione latinoamericano è la forte disparità di vedute sulla natura stessa del nuovo blocco regionale.

I governi bolivariani – Venezuela, Bolivia ed Ecuador – considerano la nuova organizzazione come un contrappeso all'egemonia statunitense nel continente. Il nuovo organismo sarà "una nuova OSA senza l'impero, uno strumento che permetterà all'America Latina di liberarsi dell'imperialismo nordamericano", ha dichiarato Morales in conferenza stampa.

Molto più cauto il Brasile, tra i maggiori promotori di quest'incontro come di altre iniziative finalizzate all'integrazione dei paesi latinoamericani. Quello che secondo il presidente Lula occorre sviluppare è una diplomazia che crei contrappesi alle potenze, senza che si arrivi però ad un confronto aperto.

Ancora più distanti dalla posizione bolivarista si trovano i governi conservatori della regione che, visti gli ultimi successi elettorali (Panama, Honduras, Cile, Costa Rica), hanno portato ad un cambiamento degli equilibri nel subcontinente. "Sarà un'organizzazione compatibile con la OSA, non ci interessa che si trasformi in un meccanismo antistatunitense. Sarà un forum all'interno del quale i paesi della regione possano sedersi intorno allo stesso tavolo", ha fatto sapere la cancelleria messicana, respaldata da quella panamense. Ad ogni modo, la creazione dell'organismo non sembra preoccupare molto Washington, consapevole delle grandi fratture presenti.

L'unica reticenza alla costituzione stessa di un meccanismo di concertazione fra gli stati latinoamericani è stata manifestata dal Perù. Il presidente Alan Garcia non si è nemmeno presentato al vertice, sottolineando come l'assenza di uno dei paesi che integrano la geografia latinoamericana faccia venir meno le condizioni per la creazione dell'organizzazione. La (altra) sedia vuota di cui parla Garcia è quella dell'Honduras, che non è stato invitato a partecipare al summit a causa della sospensione dall'OSA, decisa a seguito del colpo di stato del giugno 2009. Malgrado molti paesi della regione non abbiamo riconosciuto il nuovo governo di Porfirio Lobo, l'appoggio di cui gode da parte degli Stati Uniti e la recente svolta a destra di varie amministrazioni latinoamericane fanno comunque pensare ad una pronta reintegrazione dell'Honduras all'interno dell'OSA.