Finchè c'è coraggio c'è speranza

Alfonso Mandia

20 / 10 / 2009

L'occupazione di Piazza della bocca della verità da parte dei migranti che vengono da Caserta per ottenere il permesso di soggiorno “universale” è un'occasione che qualunque cittadino Resistente della città dovrebbe cogliere senza pensarci neanche un istante. Dare sostegno a questa nuova lotta che si è appena aperta, in un momento in cui il Regime sembra più fermo che mai nel perseguire l'annichilimento di qualsivoglia forma di dissenso, a Roma nel particolare e nel paese in generale, vuol dire rafforzar le barricate, porre in opera basi più solide sulle quali poggiare la “ricostruzione” umana, culturale e politica di questa città, visto che da qualche parte bisognerà pur cominciare.

La lotta dei migranti casertani ci dice che osare si può, tanto da da attraversar deserti e sfidare la ferocia, naturale e umana di certi mari e certe terre, in cerca di una vita anche “soltanto” dignitosa.

Ci racconta del coraggio di chi, fantasma tra fantasmi senza uno straccio di futuro, un passato dilaniato, e un presente vissuto a camminare spalle al muro per non sentir sul collo il fiato gelido della paura, decide che è giunto il tempo di sbattere i pugni sul tavolo e dir basta.

Questo nuovo urlo di rabbia e libertà richiama alla responsabilità tutte quelle realtà che han fatto propria l'idea che dove non c'è benessere collettivo non può esisterne alcuno individuale, e dico proprio tutti, movimenti per la lotta sulla casa e comitati di quartiere, associazioni ecologiste e centri sociali, cani sciolti e fondazioni culturali, compagnie teatrali e cooperative di facchinaggio, vecchi comunisti impenitenti e parroci da guerriglia metropolitana.

Certo c'è da mettersi in gioco, da rischiare sulla propria pelle e scommettere sulla propria vita, non è mica robetta da circolo “gliamicidelramino”.

Ma se ce ne staremo affacciati alla finestra a guardare illudendoci che tutto questo in fin dei conti non ci possa toccare, quando ci scartavetreremo il grugno contro la nuda e cruda realtà di quelle che saranno diventate vite da gettare, per consolarci non ci resterà che da guardarci l'ennesima edizione di scherzi a parte, che almeno due risate forse ce le riusciamo a fare.

Non siamo soli, siamo tanti, insieme vinciamo.

L'ha detto uno studente dello spezzone di corteo antirazzista partito dalla Sapienza.

Io gli credo.

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