Zoran è morto, morte cerebrale, non qui a
Rho, dove per quindici anni aveva vissuto con la sua famiglia, ma
lontano, in Germania, dove aveva, infine, cercato rifugio.
Quasi cieco, da molto tempo era sottoposto a dialisi, in cura presso
l’Ospedale di Bollate fino a che, all’inizio di questo anno, venne espulso dal campo di Rho, privato della casa e
degli affetti più intimi. Per mesi Zoran ha vagato senza una meta,
spaventato e sempre più indebolito nella salute. Qualche giorno fa, dopo
aver appreso la notizia che sua nuora e i due nipotini, anch’essi
abitanti nel campo di Rho, erano stati trasportati dai Servizi Sociali
in una Comunità, anziché provvedere agli interventi che nel tempo si
erano resi necessari per aiutare una famiglia in difficoltà, ha avuto un
tracollo. L’ultimo.
Ma le politiche razziste della Giunta
Zucchetti non si fermano, anzi, si intensificano.
Nei giorni scorsi è stata recapitata al musicista Jovica Jovic e ad
altre famiglie del campo comunale di via Sesia una lettera in cui li si
invita ad abbandonare le proprie abitazioni entro 30 giorni, perché al
posto delle loro case il Comune deve mettere una discarica. Non contenti
di chiudere il campo, senza offrire alcuna alternativa alle famiglie
che vi abitano, l’amministrazione comunale ha voluto sottolineare che i
Rom di via Sesia valgono meno della spazzatura, calpestando la loro
dignità. Come hanno ricordato anche Elio e le Storie Tese sabato sera
dal palco del Rho Alive, invitati dalla stessa amministrazione rhodense,
“siamo vicini alla pulizia etnica”.
Per queste ragioni questa sera abbiamo fatto irruzione in Consiglio
Comunale, portando dei sacchi della spazzatura con i nomi dei Rom che
vivono in via Sesia, considerati dal Sindaco Ciellino dei rifiuti
sociali.
Ma il Consiglio Comunale non si è soffermato a riflettere sulla morte di un uomo che per loro non vale nulla perché Rom. Non si è fermato a riflettere sul fatto che la dignità di cittadini in carne ed ossa e di un popolo viene calpestata. Ha preferito discutere, dopo che abbiamo abbandonato l’aula, della violenza della nostra azione, in quanto entrando in Comune avremmo inavvertitamente danneggiato una porta e della necessità di sgomberare il Centro Sociale Fornace.
Contro la violenza di un’istituzione che sta sistematicamente commettendo violazioni dei diritti umani, nelle prossime settimane proseguiremo e intensificheremo la campagna per fermare lo sgombero del campo e perché siano riconosciuti i diritti di Jovica e di tutti gli altri abitanti di via Sesia.