Al PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Giorgio NAPOLITANO Palazzo del Quirinale 00187 ROMA
AL PRESIDENTE DEL SENATO Palazzo Madama 00187
AL PRESIDENTE DELLA CAMERA Palazzo Montecitorio 00187 Roma
Al CAPO DEL GOVERNO On. Silvio BERLUSCONI Palazzo Chigi 00187 Roma
Al Popolo italiano
Io, Marco Barone, nato in una terra splendida e difficile, quale la Calabria,
attualmente domiciliato in Italia,
premesso che
il sistema ha deciso che non si devono avere certezze lavorative,
che il sistema ha deciso che si deve piegare la dignità per adempiere gli onerosi e non onorati debiti del capitale,
che appena nato, al sottoscritto, è stata imposta la soddisfazione di una quota di debito pubblico,
che al momento della nascita il sottoscritto era privo della legale e sostanziale capacità di agire,
che non sono responsabile dell'inadempimento contrattuale del sistema capitale verso il capitale medesimo,
che nel nome della mia libera autodeterminazione mi rifiuto di soddifare
quanto non dipendente da mie responsabilità dirette ed indirette,
visto l'Articolo 1 della Costituzione;
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Visto l'Articolo 2 della Costituzione;
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali
ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale.
Visto l'Articolo 3 della Costituzione;
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica
e sociale del Paese.
Visto l'Articolo 4 della Costituzione;
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto
al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta,
un'attività
o una funzione che concorra al progresso materiale o
spirituale della società.
Visto
L'Art. 1460 del Codice Civile, Eccezione d'inadempimento Nei
contratti con prestazioni corrispettive, ciascuno dei contraenti può rifiutarsi
di adempiere la sua obbligazione, se l'altro non adempie o non offre di
adempiere contemporaneamente la propria, salvo che termini diversi per
l'adempimento siano stati stabiliti dalle parti o risultino dalla natura del
contratto (1565). Tuttavia non può
rifiutarsi l'esecuzione se, avuto riguardo alle circostanze, il rifiuto è
contrario alla buona fede (1375).
Visto
L'Art. 1218 del Codice Civle, Responsabilità del debitore: Il debitore che non esegue esattamente (1307, 1453) la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno (2740), se non prova (1673, 1681, 1693, 1784, 1787, 1805-2, 1821) che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile (1256; att. 160).
Rilevato che
il debito pubblico, figlio di una cattiva
gestione politica di tal non più bel Paese, è stato anche addebitato nei
confronti della mia persona, sin dalla nascita,
visto l'Articolo 2 del Codice Civile, che riconosce la capacità di agire a partire dalla maggiore età,
visto
che la quota di debito pubblico addebitata alla mia persona, ab origine, è nulla ed illegittima,
rilevato che nel momento in cui ho acquisito
la maggiore età, lo Stato è stato inadempiente violando
sistematicamente gli articoli come sopra citati della Costituzione,
che il sottoscritto, stante la precarietà
lavorativa affermata e diffusa non è posto nelle condizioni di adempiere
ai voleri imposti in via unilaterale dallo Stato italiano,
diffido
sin da ora lo Stato italiano a non
pretendere che il sottoscritto soddisfi la quota di debito pubblico come
addebitata, perchè nulla sin dalla sua costituzione originaria, che
nessuna responsabilità diretta ed indiretta è addebitabile alla mia
persona,
ed
intima
lo Stato italiano ad applicare i principi
come dettati dall'Articolo 1, 2, 3, 4 della Costituzione, in caso
contrario il sottoscritto rassegna la propria rassegnazione con effetto
immediato ed agirà nelle dovute piazze conflittuali per rivendicare
l'affermazione dei propri diritti, lesi in via unilarerale dal sistema
ora vigente.
Ogni misura coatta adottata dal sistema e
dallo Stato italiano, volta a reprimere la mia libera ed incondizionata
volontà diretta ad affermare i diritti come riconsciuti dalla Carta
Costituzionale, è illegittima e nel sistema di tal legalità palesemente
illegale, perchè contrastante con la Costituzione sostanziale comporterà
ogni libera giusta pretesa risarcitoria.
La crisi del sistema deve soddisfarla ovvero onorarla chi l'ha provocata e non certo il sottoscritto.
Cordialmente