Diffida allo Stato italiano.Rassegno la rassegnazione.

Se condivisa, utilizzatela, inoltratela,diffondetela. Una provocazione per l'indignAzione reale. m.b

3 / 10 / 2011

Al PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA    Giorgio NAPOLITANO  Palazzo del Quirinale 00187 ROMA
AL PRESIDENTE   DEL SENATO   Palazzo Madama  00187 
AL PRESIDENTE DELLA CAMERA  Palazzo Montecitorio  00187 Roma
Al CAPO DEL GOVERNO On. Silvio BERLUSCONI   Palazzo Chigi 00187 Roma
Al Popolo italiano

Io, Marco Barone, nato in una terra splendida e difficile, quale la Calabria,
attualmente domiciliato in Italia,
premesso che
il sistema ha deciso che non si devono avere certezze lavorative,
che il sistema ha deciso che si deve piegare la  dignità per adempiere gli onerosi e non onorati debiti del capitale,
che appena nato, al sottoscritto, è stata imposta la soddisfazione di una quota di debito pubblico,
che al momento della nascita il sottoscritto era privo della legale e sostanziale capacità di agire,
che non sono responsabile dell'inadempimento contrattuale del sistema capitale verso il capitale medesimo,
che nel nome della mia libera autodeterminazione mi rifiuto di soddifare quanto non dipendente da mie responsabilità dirette ed indirette,
visto l'Articolo 1 della Costituzione;
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Visto l'Articolo 2 della Costituzione;
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. 
Visto l'Articolo 3 della Costituzione;
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Visto l'Articolo 4 della Costituzione;
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Visto 
L'Art. 1460 del Codice Civile, Eccezione d'inadempimento  Nei contratti con prestazioni corrispettive, ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione, se l'altro non adempie o non offre di adempiere contemporaneamente la propria, salvo che termini diversi per l'adempimento siano stati stabiliti dalle parti o risultino dalla natura del contratto (1565).  Tuttavia non può rifiutarsi l'esecuzione se, avuto riguardo alle circostanze, il rifiuto è contrario alla buona fede (1375).

Visto
L'Art. 1218 del Codice Civle, Responsabilità del debitore:  Il debitore che non esegue esattamente (1307, 1453) la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno (2740), se non prova (1673, 1681, 1693, 1784, 1787, 1805-2, 1821) che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile (1256; att. 160).

Rilevato che 
il debito pubblico, figlio di una cattiva gestione politica di tal non più bel Paese, è stato anche addebitato nei confronti della mia persona, sin dalla nascita, 
visto l'Articolo 2 del Codice Civile, che riconosce la capacità di agire a partire dalla maggiore età, 
visto
che la quota di debito pubblico addebitata alla mia persona, ab origine, è nulla ed illegittima,
rilevato che nel momento in cui ho acquisito la maggiore età, lo Stato è stato inadempiente violando sistematicamente gli articoli come sopra citati della Costituzione,
che il sottoscritto, stante la precarietà lavorativa affermata e diffusa non è posto nelle condizioni di adempiere ai voleri imposti in via unilaterale dallo Stato italiano,
diffido 
sin da ora lo Stato italiano a non pretendere che il sottoscritto soddisfi la quota di debito pubblico come addebitata, perchè nulla sin dalla sua costituzione originaria, che nessuna responsabilità diretta ed indiretta è addebitabile alla mia persona,
ed 
intima 
lo Stato italiano ad applicare i principi come dettati dall'Articolo 1, 2, 3, 4 della Costituzione, in caso contrario il sottoscritto rassegna la propria rassegnazione con effetto immediato ed agirà nelle dovute piazze conflittuali per rivendicare l'affermazione dei propri diritti, lesi in via unilarerale dal sistema ora vigente.
Ogni misura coatta adottata dal sistema e dallo Stato italiano, volta a reprimere la mia libera ed incondizionata volontà diretta ad affermare i diritti come riconsciuti dalla Carta Costituzionale, è illegittima e nel sistema di tal legalità palesemente illegale, perchè contrastante con la Costituzione sostanziale comporterà ogni libera giusta pretesa risarcitoria.
La crisi del sistema deve soddisfarla ovvero onorarla chi l'ha provocata e non certo il sottoscritto.
Cordialmente

Marco Barone