mostra fotografica personale di Nicoló Lanfranchi

Cuba in between

inaugurazione 9 dicembre h 18.30 presso la galleria Open Mind, a Milano. fino al 29 gennaio 2011

22 / 11 / 2010

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foto di Nicolo' Lanfranchi

Cuba in Between vuole essere un inizio. Un progetto nato per caso nel maggio del 2010, al mio primo viaggio nella terra della Revolucion e degli Orichas.
Senza grandi pretese antroposociologiche, e' un racconto sullo stile di Calvino e delle sue "Citta' Invisibili". Come Marco Polo riportava al Kublai Kan luoghi forse mai visti davvero che evocavano alla mente atmosfere di una sola grande citta' nei ric...ordi e nell' anima di ognuno di noi...cosí ho cercato di addentrarmi in questo ambiente della memoria, del sogno, dell' utopia. Citta' ideale o non proprio, da decostruire e ricostruire nel puzzle che ormai esiste tra me e il mondo.
(Nicoló Lanfranchi, fotogiornalista)

Una Cuba riflessiva fatta di visi e spazi illuminati dal colore. Una Cuba intensa dove emergono sguardi densi di umanitá e dignitá e luoghi insolitamente silenziosi. La visione di questo lavoro porta a soffermarsi su ogni scatto per assorbirne l´intensitá.
(Chiara Spat, fotoeditor di Grazia)

Fotografare Cuba è un rischio. Il cliché è in agguato in ogni calle di Habana Vieja. E’ una trappola, insidiosa, in cui Nicolò Lanfranchi non è caduto. Le sue immagini sono appunti di un viaggio alternativo, che scansa di proposito i territori dell’immaginario convenzionale (o li rivisita da angolature sbieche) per addentrarsi nel labirinto e nelle contraddizioni della società reale.
Il suo obiettivo coglie - come di sfuggita - frammenti di vita quotidiana, penombre di interni, oggetti e atmosfere dimesse. Si sofferma su scorci laterali e a prima vista marginali, che però svelano uno stato d’animo e cercano di penetrare lo schermo che divide le cose dal loro significato, l’apparenza da una realtà che a Cuba è spesso difficile da avvicinare e da afferrare.
(Giovanni Porzio, reporter)

L'osservazione si sofferma sulla vita quotidiana, colta all'esterno, nelle strade, tessuto connettivo di un paese che accoglie e riassorbe i suoi abitanti restituendoli a un flusso naturale, quasi organico, in cui le sospensioni e le pause hanno la stessa cittadinanza delle azioni. Le immagini accennano gesti, con garbo e delicatezza, senza conclamarli, tenendosi sempre un passo indietro rispetto all'iconografia più classica e diffusa su questo paese.
(Emanuela Mirabelli, fotoeditor di Marieclaire)

Un reportagista ispirato, attento, capace di descrivere una vita lontana da quella levigata che ci rassicura alle nostre latitudini. (...) Ci sono le immagini dinamiche sul lungomare Malecon, con gli studenti in fuga da un’onda che scavalca la massicciata. In parallelo ci sono immagini in un bianco e nero speciale, definitivo, che esalta le asimmetrie architettoniche nella skyline dell’Avana e trasmette all’osservatore un senso di sospensione della capitale: idealmente, ci si legge quell’attesa di cambiamento politico e sociale ormai inevitabile sull’isola. Ecco, sento che questa fotografia ha acquistato il “tocco magico” o, se si preferisce, la sua maturità, fatta di rispetto della situazione che sta documentando e di sostanza e profondità dello sguardo. Basta uno, al massimo qualche scatto, per avvicinare realtà sideralmente distanti, che ci parlano subito della loro essenza. Che l’obiettivo di Nicolò, grazie a questa magia, ci possa portare ancora più lontano.
(Mauro Querci, caporedattore centrale di Flair)

Per me la Cuba di Nicolò Lanfranchi è soprattutto quella di Calle G, una lunga (e tormentata) strada periferica, diventata in questi ultimi anni il luogo di incontro privilegiato per i giovanissimi di L'Havana. Qui ci vengono a suonare ma soprattutto a parlare di tutto quello che passa loro per la testa: un facebook non virtuale (internet è ancora un privilegio di pochi) dove le persone si incontrano e cercano di capire insieme la realtà che li circonda. Lo stesso spirito che Lanfranchi ha dimostrato verso i suoi soggetti. Con i suoi ritratti ci rivela una generazione inedita, sfuggente, vicina più agli adolescenti di Gus Van Sant che ai ballerini di salsa ad uso e consumo del turista più superficiale.
(Marco Finazzi, fotoeditor di Vanity Fair)

presso
Open Mind Gallery
via Dante 12
Milano (MI)

vernissage
9 dicembre 2010, h 18.30

orari
Lunedi 15:30 - 19:00
da Martedi a Sabato 10:00 - 13:00 / 15:30 - 19:00
Domenica e Lunedi mattina chiuso

biglietti
ingresso libero

a cura di
Ryuichi Watanabe


PER ULTERIORI INFORMAZIONI:
tel: +39 0289011338
fax: +39 0289011338
[email protected]
www.openmindgallery.it
www.nicolanfranchi.com