Cosenza, la memoria di giornata

Utente: tobbia
27 / 1 / 2012

La MEMORIA di GIORNATA

Prima timidi s’affacciano. Poi escono silenziosi e tremanti dalle baracche. Fa un freddo che taglia le gambe. I Rom del campo di Vaglio Lise, sulla sponda sinistra del fiume Crati, s’avvicinano alla parete in legno che i loro bambini stanno trasformando in bacheca. Sulle tavole fracide affondano facili i chiodini colorati. Incorniciano immagini in bianco e nero del Porrajmos, lo sterminio degli Zingari nei campi di concentramento nazifascisti. È una minimostra dell’orrore. Ci sono volti di donne, bambini e vecchi deportati, seviziati, usati come cavie, ammazzati a freddo. Darius è uno dei Rom anziani del campo. Mi chiede spiegazioni su quelle fotografie. Gli risponde Raul, il figlioletto, l’orgoglio della famiglia, voti alti a scuola: “papà, sono le foto di Zingari nei lager. Anche la maestra me ne ha parlato. I nazisti non odiavano solo gli Ebrei. Hanno ammazzato 500mila di noi”. Lento si forma un mesto capannello. Una vibrazione li attraversa nella pelle. Cominciano a mormorare. Commentano tra di loro. Scoprono somiglianze tra i propri volti e quelli di tanti esseri umani massacrati. E tra gli occhi a mandorla, taluni si riempiono di lacrime. Non hanno bisogno di discutere, analizzare, capire. Per qualsiasi Rom, è pura attualità. Per tanti Italiani, invece, la persecuzione dei diversi è solo una categoria del passato che ritorna una volta all’anno, come carnevale o ferragosto. Sono gli stessi che… “Casa Pound è piena di interessanti ragazzi impegnati nel sociale”. Quelli che… “l’uomo che a Firenze ha ammazzato i giovani senegalesi era solo un pazzo come il Norvegese che l’estate scorsa ha fatto strage di adolescenti”. Sono gli stessi prodigiosi pensatori che nella spasmodica ricerca del soggetto rivoluzionario di un sud del Nord, vedono nel movimento dei camionisti l’inizio della rivoluzione meridionale. Così vanno le cose in Calabria. C’è un giorno per la memoria e c’è la memoria del giorno, che dura soltanto 24 ore. Certe cose non sarebbero possibili, altrimenti. I medesimi politici che hanno presieduto i consigli d’amministrazione di tante società pubbliche, responsabili della precarietà di migliaia di uomini e donne, non potrebbero andare in giro a proporre in pubblico una legge per il reddito minimo garantito. Se ci fosse memoria, non sarebbe tollerata una provocazione simile. E magari la digos non potrebbe andare alle 6 del mattino a fermare, schedare e denunciare un giovane sindacalista sol perché ha preso in affitto un pullmino per andare a manifestare contro la TAV in Val Susa. E chissà, si potrebbe pensare pure a una giornata della memoria per le migliaia di persone torturate o uccise nelle carceri italiane durante e dopo gli anni settanta. Ma tutto ciò sarebbe possibile solo se noialtri avessimo una vibrante porzione di memoria custodita nei pori della pelle. Come i Rom.

Claudio Dionesalvi

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