Blenda, assassinata dalla transfobia di Stato

La vicenda, nata intorno all'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, ha riassunto l'ipocrisia, l'intolleranza e la violenza italici.

Utente: Heval
30 / 11 / 2009

Carissima Blenda,

è con amarezza e vergogna che scrivo queste righe. Amarezza per la tua tragica morte e per come nulla è stato fatto per difenderti. E vergogna per quest'Italia che ancora una volta si è mostrata ipocrita, violenta, intollerante, incapace di superare indifferenze, pregiudizi e squallidi giochi di potere.
Sei stata uccisa nella giornata della memoria contro la transfobia, una delle peggiori intolleranze che infestano l'inciviltà italiana. E la tua tragica morte, il gioco al massacro di queste settimane contro te e le tue amiche mostrano ancora una volta questo terribile volto.

Piero Marrazzo, occupante il più alto ruolo istituzionale della regione più importante d'Italia, per quattro mesi è stato ricattato da alcuni carabinieri. Scoperto, in un primo tempo ha smentito tutto dichiarando cose non vere. Per poi ritrattare e dimettersi. Per la vergogna. Non per il grave fatto politico (il ricatto poteva avere conseguenze clientelari devastanti per il Lazio) o per aver dichiarato il falso, ma per aver avuto rapporti sessuali con te. Se fosse stato scoperto con una ragazza quindicenne, magari vittima della tratta dello sfruttamento della prostituzione, quindi sarebbe ancora al suo posto e non si sarebbe minimamente degnato di dimettersi. Quindi non è stato rilevante l'aspetto penale o politico, ma l'apparenza. L'apparenza di un moralismo bigotto e repressivo, che ti porta a morire in carcere per minime quantità o per la tua nazionalità e poi svela un retroscena che è l'esatto opposto.

Nei giorni successivi alle dimissioni di Marrazzo, i mass media e la classe politica italiana hanno dato ennesima dimostrazione del loro squallore e del loro moralismo bigotto. Insieme ad altre persone, sei stata sbattuta in prima pagina, dileggiata e additata. Sembra di rivivere i giorni dell'assassinio di Emanuela, una giovane ragazza di Pescara, nell'aprile 2007. Anche in quell'occasione non ci fu nessun rispetto per la privacy e la dignità di Emanuela, insultata con menzogne e gravi infamie sui giornali locali e nazionali.

E, col passare dei giorni alti sermoni moralisti si alzano. Per porre una fatwa vergognosa: non si deve mostrare il 'mostro' (perché tali, e non persone con dignità e diritti, sono considerati) in televisione perché potrebbe confondere i bambini spettatori ed è sconveniente. Carissima Blenda, sei stata assassinata nella giornata della memoria contro la transfobia e questi pensieri nulla sono se non l'emblema di questa intolleranza disumana. Una intolleranza così radicata nella mentalità di quest'Italia medioevale che, tranne poche eccezioni, nessuno ha sentito il bisogno di chiederne la condanna nella recente fallita proposta di legge di Paola Concia.

Così come nessuno, in queste settimane, ha chiesto la tua protezione, di non lasciarti indifesa e sola a rischiare la vita. Nonostante, come ha denunciato il Manifesto, timori per la tua vita c'erano. Molti, troppi Marazzo animano ancora il teatrino della politica, cravattari che sono pronti a tutto per non perdere il loro arrogante privilegio di voler controllare, reprimere, giudicare il comportamento altrui sentendosi liberi di trasgredire e violare le norme bigotte e ipocrite da loro stabilite.

Ma, in conclusione, lo squallore, l'intolleranza, la transfobia generale viene definitivamente squarciata dalle dichiarazioni di Antonio Di Pietro, sempre più autoproclamatosi leader dell'opposizione alle destre ma in realtà spesso rivelatosi ideologicamente non lontano. Dichiarazioni che si potrebbero sovrapporre a quelle di Giovanardi infamanti Stefano Cucchi. Ma, contro Di Pietro, non un alito di zefiro si è sollevato...