Dalla Tunisia - Sidi Bou Zid. Dove tutto ebbe inizio

4 / 4 / 2011

La delegazione del Forum Sociale Mondiale continua il suo viaggio nel sud della Tunisia.

Sidi Bouzid é la città di Mohamed Bouazizi, un avvocato senza lavoro che per sopravvivenza vendeva merce usata per strada fino a quando la polizia gli ha sequestrato la bancarella; é a questo punto che questo ragazzo di neanche trent`anni si é cosparso di benzina dandosi fuoco davanti al palazzo municipale lo scorso 17 Dicembre. In quello stesso luogo dove tutto ha avuto inizio, da alcuni giorni c`é un sit-in permanente composto da giovani e giovanissimi che, armati di musica a tutto volume e dei loro sorrisi, ci hanno accolto al nostro arrivo. Così come a Kasserine anche nella città di Sidi Bouzid i ragazzi hanno esposto centinaia di lauree e diplomi affigendoli ai muri del governo locale in segno di protesta.

'Give me freedom', 'tout le monde est fier de vous' si legge sui muri bianchi di questa città. E come a Kasserine questi ragazzi non vogliono tornare a casa: rimangono a dormire in piazza nelle tende allestite accanto al palazzo del governo locale, lungo quel boulevarde che oggi ha preso il nome di Mohamed Bouazizi, 'primo martire della rivoluzione'. Nessuno di questi ragazzi vuole tornare a quella normalità fatta di povertà e miseria, una situazione questa ancora più pesante nelle province del sud e lontane dalla capitale, a cui ci si é ribellati; nessuno di loro vuole tornare ad essere solo.

'Lavoro, dignità, vogliamo un futuro', ci dice sorridendo un ragazzo che indossa un cappelino rosso con la scritta Che Guevara. Che cosa significhi per lui questo simbolo é difficile dirlo, ma una cosa é certa: il significato che danno quando parlano di rivoluzione é decisamente differente rispetto a quello che intendono le organizzazioni politiche classiche di sinistra. Parlando con chi ha appeso il proprio diploma ai cancelli del municipio di Sidi Bouzid emerge tutta la loro distanza da quella grammatica consunta di chi cerca di capire questi ragazzi con le ideologie del passato. Questi giovani, ribelli, parlano il linguaggio della politica, della rivolta e della rabbia che i quadri sindacali dell'UGTT, alcuni di loro addirittura parte del vecchio regime di Ben Ali, difficilmente comprendono.

'Stai zitto, qua si parla d`altro': così un sindacalista ha liquidato un giovane disoccupato mentre tentava di spiegare le sue ragioni durante l`incontro che abbiamo avuto con la dirigenza locale della confederazione dei lavoratori di questa città.

Parole come 'cambiamento', 'transizione' e 'rivoluzione' sono sulla bocca di tutti quelli che incontriamo in questo viaggio. Ha senso parlare di transizione in Tunisia? Che cosa vuol dire la parola 'cambiamento'? E ancora: che cosa significa continuare la rivoluzione? Questi tre mesi dopo il crollo del regime sono animati da un vivacissimo dibattito carico di aspettative generali che, tuttavia, a Sidi Bouzid come a Kasserine si mescolano ai difficili problemi ancora irrisolti, dove le note romantiche della rivolta si trasformano in un disincanto pieno di rabbia.

Nel lasciare questa città ci dividiamo: alcuni di noi proseguono il viaggio verso Agreb per raggiungere il campo profughi tra Libia e Tunisia che ha ospitato, dall`inizio dei bombardamenti in Libia, oltre 150.000 persone. In questa piccola cittadina l`incontro con altri sindacalisti si sofferma sulle prolematiche della migrazione, sull laicità del Paese e sulle spinte integraliste che questa fase della rivoluzione sembra stia vivendo.

Partendo da Agreb ci salutano con una canzone che parla della moglie di Ben Ali e dei soldi che la sua famiglia ha rubato: ricchezza che deve ritornare al popolo tunisino.

Nel mentre altri di noi partono in viaggio verso Tunisi dove, davanti all`ambasciata italiana, contesteremo l`arrivo di Berlusconi previsto per oggi.

Siamo in Tunisia perché siamo dalla parte della rivolta e dei ribelli, così come siamo ai confini con la Libia ad accogliere i migranti, fino in fondo parte di questa rivoluzione araba. Abbiamo deciso di attraversare il Mediterraneo e di metterci in viaggio perché siamo di parte e contro la guerra, perché vogliamo essere complici della rivolta, perché siamo per la libertà.

a cura di Tommaso, Damiano, Paolo, Vilma