Uniti contro la cristi. United against the Crisis.

La costituente europea

Cicli di movimento per un linguaggio politico comune in Europa

11 / 12 / 2010

La crisi globale si estende in Europa non immediatamente, ma alcuni trimestri dopo la sua deflagrazione negli Stati Uniti. L'applicazione della forza della crisi avviene su basi nazionali, dapprima in Grecia, quindi in Irlanda; l'oggi è nella penisola iberica e il domani si può concentrare anche sulla cruciale Italia che sarebbe il primo paese del G8 a poter dovere subire il ricatto del default, come scritto da The Wall Street Journal e riportato dal numero di Internazionale in edicola.

Il domino dello shock riflette l'inversione dei rapporti di forza dei Paesi coinvolti trovando parziale uniformità sulle rispettive isole continentali. Insomma, sembra che, laddove il baricentro della creazione del valore si sia spostato da ovest ad est, così la redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta vi si debba adeguare, e molto rapidamente, senza negoziazione ulteriore – si veda a questo proposito il recente rifiuto della Cina a mettere in discussione le proprie politiche monetarie sui cambi (la rivalutazione avrebbe attenuato il disequilibrio delle bilance commerciali che deriva dall'enorme capacità produttiva del Sistema Cina).

Alle economie nazionali e continentali del Vecchio Mondo viene reso conto del loro debito pubblico (a volte salario indiretto per il lavoratore collettivo), accumulato negli scorsi decenni, e del fatto che la scommessa sul loro successo futuro è davvero poco considerata, come dimostrato dagli alti interessi che devono essere concessi ai sottoscrittori del buoni del tesoro.

Lavorare di più, pagati di meno, con tasse universitarie che follemente vengono anche triplicate come è appena avvenuto in UK. Ma anche minori “costi della democrazia” e “minori sprechi” cioè minore sicurezza sul lavoro ed al “non lavoro”.

Contemporaneamente, il Vecchio Mondo perde la partita del monopolio del discorso sulla democrazia perchè quest'arma della critica è soggetta al suo uso simmetrico, tant'è che il caso Assange è diventato bandiera globale di come ad una proclamata etica pubblica segua la bottega della “ragion di stato” per attaccare wikileaks.

Gli esportatori della democrazia liberale - a mezzo delle bombe a grappolo ed al fosforo- sono in realtà spesso affini nella morale privata a chi dicono di combattere.

Senza moneta e senza bibbia: questa è la condizione del Vecchio Mondo.

Ad ogni “applicazione della crisi” i movimenti rispondono con insorgenze e cicli di lotta che esprimono nomi comuni che leggono il presenteed il suo sviluppo in maniera chiara. Valga per tutti l'esempio davvero formidabile del book block.

Gli Stati nazionali in crisi sono attraversati da nuovi movimenti che reclamano un futuro diverso, radicalmente diverso, da quello già scritto in Ecofin e trasmesso in carbon copy per la traduzione operativa nei decreti dei Consigli dei Ministri.

Un futuro che parla di centralità della conoscenza e del sapere nel processo di valorizzazione, di generalizzazione dei diritti, di una critica dello sviluppo in cui la contraddizione ecologica sia centrale e non secondaria. Il lessico che ascoltiamo risolve la (supposta) dicotomia tra reddito e salario.

Scommettiamo e lavoriamo affinchè in ogni Paese si abbia un ciclo di movimento e che vi sia, come oggi appare reale e possibile, una effettiva circolazione delle lotte, dei saperi, delle pratiche.

Scommettiamo, anche, sul loro convergere europeo. Perchè l'uscita dalla crisi trova un dispositivo di moltiplicazione, rilancio ed efficacia nella costruzione di un nuovo e comune linguaggio politico europeo.Vi trova anche uno spazio geopolitico adeguato nel quale incrociarsi.

Davvero, anche qui: uniti contro la crisi. To be united against the crisis.

Gallery